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Queen, tutti i segreti di The Prophet’s Song, l’oscura canzone di Brian May

I Queen non hanno fatto solamente Bohemian Rhapsody, questo ormai lo saprete. Nel disco A Night At The Opera indubbiamente quest’ultimo brano ha l’importanza e la fama maggiore ma ci sono degli altri brani che sono delle vere e proprie perle. Ora ve ne presentiamo uno e andiamo a vedere tutti i segreti di The Prophet’s Song, l’oscura canzone scritta da Brian May. Si tratta di una delle canzoni più particolari scritte dal chitarrista della band e, tra le altre cose, è una delle più lunghe. Questo brano è infatti lungo oltre otto minuti ed è la più lunga canzone mai scritta dei Queen, eccetto la traccia nascosta di Made in Heaven del 1995.

L’aiuto di un condizionatore

La cosa particolare del brano è il vero e proprio inizio. Si sente immediatamente una sorta di grande fruscio, a simboleggiare il soffio del vento. Vi chiederete sicuramente come i Queen siano riusciti a fare questo effetto così particolare e decisamente singolare all’interno di un brano. La risposta è relativamente semplice, si fa per dire… Freddie Mercury decise infatti di prendere in considerazione il condizionatore d’aria presente nella sala di registrazione dell’epoca. Il tempo di metterci un microfono davanti e il gioco era fatto, il condizionatore diventava quasi più importante della voce del frontman dei Queen.

Il titolo iniziale e i lavori per fare il brano

In origine la canzone si chiamava People of the Earth e lo stesso Brian May ha dichiarato che aveva scritto la canzone dopo un sogno. In questo sogno c’era questa alluvione particolarmente grande e imponente mentre il chitarrista dei Queen si stava riprendendo da una malattia. In realtà il brano era stato registrato già prima, durante le sessioni di Queen II, ma non era poi stato inserito in nessun album fino al 1975. Brian May ci mise un bel po’ di tempo per mettere insieme le varie parti della canzone oltre che unire la voce di Freddie Mercury. Non c’è dubbio che il prezzo debba essere definito come un brano progressive rock e come uno dei migliori brani dei Queen, sicuramente uno dei più particolari.

I riferimenti

Tra le altre cose il chitarrista della band suona uno strumento un po’ particolare e non solo la sua solita chitarra, la Red Special. Si tratta di un koto giocattolo, un particolare strumento a corda che viene direttamente dalla Cina e ha un suono molto singolare (qui in versione giocattolo). Vi chiederete anche da dove viene il titolo e non può essere, ovviamente, altro che un diretto riferimento alla Bibbia. Tutto viene dal libro della Genesi e c’è un riferimento al ritorno della colomba bianca che possiamo ripescare facilmente dalla storia dell’arca di Noè.

Critica entusiasta

Inutile dire che la critica prese alla grande questo pezzo e lo descrisse con commenti entusiasti. I critici dissero che era bello tanto quanto “Bohemian Rhapsody” e dimostrava che i Queen potevano anche fare canzoni progressive. La voce di Freddie Mercury si sposava poi alla grande con la chitarra di Brian May e soprattutto con il koto. Questi erano tutti i segreti di The Prophet’s Song.

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