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Fabrizio De André, la canzone di non capiva l’amore

Fabrizio De André è un cantautore italiano di una certa fama e di un certa importanza per il nostro panorama culturale. La sua discografia vanta tantissimi progetti e collaborazioni, progetti che hanno avuto la capacità di essere e di raccontare, di diventare insomma, lo sfogo di tutti. Tra questo bellissimo fiume di parole vi è anche il ricorrere a opere già scritte, con una grande abilità. De André attinge da queste proprio perché gli hanno dato qualcosa, un apporto. Sono opere che l’hanno in un modo o nell’altro, colpito. Annoveriamo qui anche l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters; una raccolta di poesie su cui il cantautore genovese De André dirà questo:

«Avrò avuto 18 anni quando ho letto Spoon River. Mi era piaciuto, forse perché in quei personaggi trovavo qualcosa di me. Nel disco si parla di vizi e virtù: è chiaro che la virtù mi interessa meno, perché non va migliorata. Invece il vizio lo si può migliorare: solo così un discorso può essere produttivo.»

L’Antologia di Spoon River reinterpretata

Reinterpretare, non è un processo facile, né tantomeno lo è cercare di riprendere un’opera già affermata senza creare riserve. De André però, ha operato molto bene in questo senso. Le poesie contenute nell’Antologia Edgar Lee Masters sono 244, ma lui ne riutilizzerà 9. Il frutto di questo riassetto sarà l’album pubblicato nel 1991 Non al denaro non all’amore né al cielo, con la collaborazione di Nicola Pagani. Il materiale è stato rivisto e vi è stato qualche riadattamento per renderlo più accessibile, ma il risultato rispecchia molto bene il fare tipico di André: una serie di tipi – i personaggi usati sono otto- che inglobano in loro un determinato modo di essere. I temi-perno sono questa volta l’invidia e la scienza.

De André, “Un chimico”: colui che non ha capito l’amore

Come detto, la scienza è un tema principale in questo album, ed è palese già nel nome di questo brano la sua presenza qui.

Chi è il chimico in questione?

E’ il farmacista Trainor a ispirare la storia di De André. E’ descritto come un uomo molto dedito alla sua disciplina, un uomo che non si è “piegato” all’amore perché non riusciva a contemplarlo. Il testo di “Un chimico” di De André è molto chiaro a proposito: “Da chimico un giorno avevo il potere / Di sposar gli elementi e farli reagire / Ma gli uomini mai mi riuscì di capire / Perché si combinassero attraverso l’amore /Affidando ad un gioco la gioia e il dolore”. 

Il tipo-chimico è colui che non è riuscito a capire come possano le persone scegliere di creare un legame che durasse per tutta la vita, come possano scegliere addirittura di creare una famiglia assieme. L’unico legame che sente sicuro -almeno quello che viene citato nel testo – è quello fra l’ossigeno e l’idrogeno, perché quel legame risponde ad una legge, che ovviamente capisce e sa dimostrare. E’ strano anche per lui però morire senza avere nessun volto di donna da ricordare e si chiede cosa ci sia di diverso nella morte di chi ha scelto anche solo di innamorarsi, benché non riesca a capirli: “Son morto in un esperimento sbagliato / Proprio come gli idioti che muoion d’amore / E qualcuno dirà che c’è un modo migliore”

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