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Andy Warhol: le più belle copertine realizzate dallo statunitense

Il 23 febbraio del 1987 moriva, a New York, Andy Warhol.
Non dobbiamo pensare all’artista statunitense come il solo Re della Pop Art. Si tratta, infatti, di un artista eclettico e completo, che ha contribuito moltissimo alla celebrità di molti colossi della musica. Dobbiamo, soprattutto, pensare a colui che ha realizzato alcune tra le più splendide copertine di celebri dischi.
In quest’articolo, abbiamo selezionato 6 tra le più belle copertine realizzate da Warhol:

1) Velvet Underground & Nico: la più famosa delle copertine realizzate da Warhol. L’album, pubblicato nel 1967, presenta un’iconica cover. E’ conosciuto anche come “banana album”, per via della raffigurazione di una banana. Inizialmente, attraverso un macchinario (che rendeva l’album moto costoso) si poteva sbucciare il frutto. Ne derivava una banana rosa, evidente allusione all’organo genitale maschile. L’artista statunitense non contribuì soltanto alla cover dell’album, ma anche a tutta la produzione, rivelando di essere davvero fondamentale per la celebrità, soprattutto postuma, del prodotto discografico. Sulla cover non troviamo nè il nome della band, nè della casa discografica. E’ presente soltanto il nome dell’artista statunitense in questione.

2) Menlove Ave: siamo nel 1986. Menlove Ave è il secondo album postumo di John Lennon uscito grazie al contributo di Joko Ono.  Warhol, in questo caso, non utilizzò particolari metaforici nè allusivi. Si “limitò” alla raffigurazione di un primo piano. L’effetto che ne deriva è una raffigurazione del volto di John Lennon assolutamente iconica.
Il britannico presenta i capelli stilizzati (in giallo e rosso) e il volto di un acceso color rosa. In questo caso, la firma dell’artista non è presente sulla cover dell’album.

3) Hard Day’s Night: la cover del terzo album in studio dei Beatles, pubblicato nel 1964, in realtà non è un vero e proprio lavoro di Warhol. I Beatles e l’artista statunitense avevano stretto già da tempo una florida collaborazione.  Questa aveva reso la band i massimi esponenti della pop art in musica. Per quanto riguarda la cover dell’album, si tratta di una serie di scatti fatti ai quattro londinesi. Il materiale, però, deriva dal ruollino alcuni Screen Test fatti proprio dal pittore e produttore statunitense. Ai tempi, lavorava ancora alla Silver Factory.

4) Sticky Fingers: ritorniamo a parlare di una delle copertine più celebri della storia del rock. Quella di Sticky Fingers, album pubblicato nel 1971, è una di quelle cover abbastanza allusive e divertenti. Ovviamente, non poteva che portare la firma del grande genio di Warhol. Sulla cover, infatti, è presente semplicemente un paio di jeans con un evidente rigonfiamento all’altezza dei genitali. Basti pensare che, nella versione su LP, la cerniera era addirittura apribile. Così come per “Velvet Underground & Nico”, anche quest’album ebbe un po’ di problemi per via proprio della raffigurazione. Per questo fu presentato anche con molte raffigurazioni alternative. Ma la più iconica e celebre rimarrà sicuramente quella del Re della Pop Art.

5) Aretha: distaccandoci un po’ dai contesti del rock, l’artista statunitense ha realizzato anche la cover di un album di Aretha Franklin. Aretha, del 1986, vede infatti la raffigurazione in primo piano del volto di una delle voci più splendide del soul. Si tratta certamente di un esempio di minore rilievo, rispetto agli altri presi in analisi, ma non per questo da non tenere in considerazione.

6) Love You Live: terminiamo in bellezza, con la seconda delle copertine realizzate per i Rolling Stones. L’album in questione fu pubblicato nel 1977, e presenta due dischi registrati live. Copertina, ovviamente, realizzata da Warhol. La cover dell’album presenta i membri dei Rolling Stones intenti a mangiarsi, quasi a vicenda. In questo caso, le influenze della pop art sono molto più palesi. Notiamo, infatti, un utilizzo molto più specifico di colori accesi, che sembrano essere buttati con confusione sulla rappresentazione. Questa cover non ebbe certamente la stessa fortuna di “Sticky Fingers”, ma il fatto che i Rolling Stones si rivolsero allo stesso artista è abbastanza indicativo.

di Bruno Santini (Nefele)

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