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Bruce Pavitt: il produttore dei Nirvana:”ecco il brano che portò la band alla scalata verso il successo”

I Nirvana, storica band di Aberdeen, sono stati i maggiori precursori del movimento grunge e dell’alternative rock. A mettere sotto contratto i Nirvana ci pensò la Sub Pop Records, guidata dall’iconico produttore discografico Bruce Pavitt. La Sub Pop, per chi non lo sapesse, ha contribuito enormemente all’ascesa del grunge, mettendo sotto contratto non solo i Nirvana, ma anche altri gruppi simili come i Soundgarden e i Mudhoney. Bruce Pavitt, oggi settantenne, in un recente intervento per il podcast Cobras & Fire ha svelato alcuni interessanti retroscena sulla scena grunge di quegli anni e sulle band che maggiormente l’hanno rappresentata.

Bruce Pavitt sull’origine del grunge

“A quei tempi le persone avevano voglia di musica vera quella di Los Angeles era troppo artificiosa. -Ha raccontato il fondatore dell’etichetta Sub Pop- Seattle, invece, poteva contare su un’intensa scena musicale. Certo, la città era piccola, ma le band si sostenevano a vicenda. La prima volta che ascoltai i Nirvana capii subito che la voce di Kurt Cobain aveva qualcosa di diverso, di unico: raccontava più delle parole stesse.”

Bruce Pavitt, soffermandosi sulla scena grunge di quegli anni, ha poi aggiunto: “Molto spesso ero io a recensire i dischi e allo stesso tempo a condurre programmi radiofonici. Ero molto amico sia di Mark Arm, fondatore dei Mudhoney, che di Charles Peterson, storico fotografo di quegli anni. Quella di Seattle era una comunità di persone parecchio divertenti, piene di vita e molto solidali tra loro.”

Il primo singolo dei Nirvana e il progetto “Sub Pop Singles Club”

Il produttore discografico si è poi soffermato sul primo singolo realizzato dai Nirvana, Love Buzz/Big Cheese: “Nel novembre dell’88 abbiamo pubblicato Love Buzz/Big Chesse realizzando un’edizione di soltanto 1000 copie numerate a mano. Ecco, quello fu il primo passo del progetto chiamato ‘Sub Pop Singles Club’: nato con l’intento di far iscrivere le persone per ricevere singoli in edizione limitata.”

Quel pezzo, non a caso, rappresentò per i Nirvana il primo gradino della scala diretta al successo. All’epoca le band che speravano di raggiungere la fama non erano di certo poche e, molte di esse, sognavano veramente in grande.

“Io provenivo da un ambiente indie-punk, quindi ero contrario alle etichette discografiche Major e, Mark Arm, la pensava esattamente come me.” Ha spiegato il produttore discografico Bruce Pavitt, aggiungendo: “In quegli anni però a Seattle ci fu una vera e propria scissione della scena musicale: i futuri membri dei Pearl Jam, infatti, dicevano cose del tipo ‘vogliamo intraprendere un percorso diverso e soprattutto vogliamo firmare con una major e suonare negli stadi’. All’epoca queste idee mi sembravano tutte molto strane, queste band avevano una visione diversa dalla mia, con la quale non riuscivo a confrontarmi. Nonostante tutto loro sono riusciti comunque a riscuotere un gran successo e io li reputo ancora oggi dei grandi artisti e delle grandi persone.”

In pratica in quegli anni a Seattle c’erano due tipi di band: chi sceglieva la via delle etichette indipendenti e chi, come i Pearl Jam, preferiva puntare in alto riempiendo stadi e collaborando con grandi etichette discografiche. Il successo, in entrambi i casi, fu garantito.

Ciononostante l’album di debutto dei Nirvana rischiò seriamente di non essere rilasciato dalla Sub Pop a causa di mancanza di fondi: ‘Questa storia è davvero bizzarra -ha concluso Pavitt- Un giorno Kurt mi chiamò dicendomi che erano stanchi di aspettare e, io, gli dissi la verità e cioè che in quel momento non avevamo abbastanza soldi… mi staccò il telefono in faccia. A finanziarli alla fine ci pensò il chitarrista Jason Everman, anche se non figurava nemmeno nel disco. Alla fine quei 608 dollari si sono tramutati in milioni e milioni di dischi venduti.”

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