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Le 5 canzoni Rock più difficili da suonare Live

Dato l’elevatissimo apporto di estro e creatività nella composizione dei brani che hanno contribuito a rendere brillante la storia del Rock, sembra impossibile non incappare in alcuni lavori apparentemente impossibili da eseguire. Il carisma esplosivo che ha mistificato alcune figure protagoniste sulla scena musicale degli anni d’oro, si è trasposto perfettamente nel complesso compositivo che ha dato alla luce alcuni brani che rappresentano, forse, il punto più alto delle smisurate capacità artistiche dei propri fautori.

Spesso, gli stessi artisti che hanno dato vita ai lavori in questione, tendono a definirli come chimere utopiche nella propria carriera artistica. Brani che, per i motivi più disparati, sono difficili da riprodurre meticolosamente dal vivo. Si sa, le emozioni provate durante i concerti sono fortissime, da entrambi i lati del palco e; sebbene questo, il più delle volte, infonda una carica pressoché positiva e meravigliosamente elettrica agli artisti, spesso giocano brutti scherzi sull’esecuzione dei brani; soprattutto quando, questi, richiedono un particolare impegno per la loro buona riuscita.

Alla luce dei fatti, saremmo portati a pensare che, ancor più arduo, sia il compito di coloro che entrano in una band per ricoprire il ruolo di un artista tristemente scomparso o che, nel migliore dei casi, ha lasciato i propri colleghi per motivazioni personali. In questa classifica, abbiamo raccolto alcuni brani, testimonianza del fatto che anche i mostri sacri del Rock possono trovarsi in difficoltà davanti a migliaia di persone in assoluta trepidazione.

5)Racer X – Technical Difficulties (1999)

Tratto dall’omonimo album, Technical Difficulties è stato reso un brano di spicco nella comunità chitarristica mondiale dal suo autore, Paul Gilbert che; ricordiamo ricoprire anche il ruolo di produttore per il disco. Una rappresentazione di eclettismo stilistico allo stato puro. L’identità artistica di Paul Gilbert tanto dirty quanto virtuosa traspare alla perfezione nella composizione che viene, tutt’oggi, vista come una vetta per i chitarristi appassionati del genere.

4) Iron Maiden – Phantom Of The Opera (1980)

Phantom Of The Opera, tratta dal selftitled degli Iron Maiden del 1980, esalta magnificamente la padronanza strumentale della band. In un’epoca che si affacciava ad un repentino stravolgimento dei canoni che, fino ad allora, avevano definito la corrente del Rock, i Maiden, ispirandosi all’omonimo romanzo di Leroux, diedero alla luce un capolavoro indiscutibile della storia della musica, in cui le chitarre, angosciate, urlano lo strazio del protagonista, rinchiuso nei tetri meandri dei sotterranei nei quali è solere rintanarsi. Phantom Of The Opera evidenzia le attitudini Horror della band, esaltandole con maestria. Data l’elevata caratura delle strumentali che lo compongono, l’esecuzione dal vivo del brano è, sicuramente, complicata.

3) Yngwie Malmsteen – Black Star (1984)

Celeberrima quanto eclettica, Yngwie Malmsteen scrive Black Star ai suoi esordi. Il brano, estratto dal suo primo album da solista, Rising Force, è interamente strumentale ed è composto da un breve arpeggio acustico, dal flavour decisamente barocco, che introduce la sincope in midtempo perpetrata per l’intera durata del brano dal basso e dalla batteria. La tastiera traccia un arabesco di armonie che permettono alla chitarra di Yngwie di elevarsi verso le stelle, raccontando una storia dall’apporto melodico elevatissimo e dal virtuosismo costante. Un giovanissimo Malmsten fa brillante sfoggio della velocità e dell’adrenalina che scorrono pure nelle sue vene.

2) Queen – The Show Must Go On (1991)

Adam Lambert che, ormai da tempo, affianca i Queen nella meravigliosa impresa di tenere alta la memoria del loro compianto Leader, Freddie Mercury, ha rivelato nel corso di una recente intervista di riscontrare particolari difficoltà nell’esecuzione di The Show Must Go On. Si tratta dell’ultima, struggente, testimonianza del legame di Freddie Mercury con la brillantezza eterea del palco.

Andare avanti a discapito dell’imminente tragedia rappresentò una prerogativa per il Leader dei Queen negli ultimi giorni della sua vita. Incidere The Show Must Go On sancì il suo lascito più grande, la manifestazione pedissequa della sua caparbietà e della dedizione che riponeva nella musica. Un brano meraviglioso che si compone di melodie sempre crescenti quanto incisive che, per questo, lo rendono particolarmente insidioso da eseguire dal vivo, vista l’enorme responsabilità del suo attuale interprete sul palco.

1) Frank Zappa – The Black Page (1991)

Parlare di Frank Zappa significa argomentare su un genio visionario assolutamente unico. The Black Page è una composizione musicale di cui è autore, nota per essere particolarmente difficile da eseguire. Il titolo, proviene dal fatto che la partitura richieda una concentrazione incredibile per essere interpretata, vista la presenza di numerosi segni musicali. Concepita, in origine, come un assolo di batteria e percussioni, fu, in un secondo momento arrangiata per aggiungere melodia e accordi. The Black Page è incredibilmente difficile da eseguire dal vivo visto l’uso estensivo di elaboratissimi gruppi irregolari, inclusi, comunque nella metrica classica del 4/4.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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