R3M

Cinque canzoni che hanno reso immortale Bob Marley

Sarebbe riduttivo definire Bob Marley solamente un cantautore e un chitarrista. La sua vita è andata ben oltre la musica consacrandolo come attivista di colore e fervente rivoluzionario. Il suo reggae eccezionale e immortale ha combattuto l’oppressione politica e razziale, ha provato a sconfiggere la discriminazione di genere e a spronare i popoli di colore ad unirsi in un unico credo in nome della libertà e dell’uguaglianza. La questione razziale ha toccato da vicino l’artista, quasi come un lascito familiare. Nato da un’unione mista tra una donna nera e un uomo bianco, una figura paterna assente e lontana. “Non ho avuto padre. Mai conosciuto…mio padre era come quelle storie che si leggono, storie di schiavi: l’uomo bianco che prende la donna nera e la mette incinta”. Per rendere omaggio a questo artista – a questo uomo – immenso vediamo oggi cinque tra le canzoni che lo hanno reso immortale.

No Woman, no Cry, 1975

La carriera musicale di Bob Marley dura un ventennio preciso, dal 1961 quando pubblica i suoi primi due singoli, Judge not e One cup of coffee, passando per la formazione dei The Wailers nel 1964 insieme a Bunny Livingston e Peter Tosh, fino alla morte. Dopo lo scioglimento della band nel 1974, Bob continua a suonare pubblicando sotto il nome di Bob Marley and the Wailers. Questo periodo solista viene inaugurato dall’uscita del suo storico singolo nel 1975, No woman, no cry.

Redemption song, 1980

Dopo lo scioglimento della sua prima formazione, The Wailers, l’attività di Bob Marley come musicista e come attivista politico continua senza sosta, culminando nella sua ultima produzione con il disco Uprising del 1980. In questo lavoro la musica si intreccia a densi significati religiosi, come nel famosissimo singolo Redemption song. La musicalità coinvolgente del brano si costruisce su parole profonde, che celebrano la libertà e la liberazione dagli schemi mentali precostituiti. “Emancipate yourselves from mental slavery / none but ourselves can free our minds”. Chiara è anche la fede di Bob Marley nell’Almighty, l’Onnipotente e i punti cardine del rastafarianesimo.

Get Up, Stand Up, 1973

Estratto dall’album Burnin’ del 1973, la canzone è stata scritta a doppie mani da Bob Marley e Peter Tosh per i The Wailers. Come in altri brani e sull’onda della suggestioni che componevano l’ideologia dell’artista, il brano invita a ribellarsi alle oppressioni. Sembra che Marley abbia avuto l’ispirazione durante un viaggio ad Haiti, toccato profondamente dalle condizioni di miseria e povertà in cui versava l’isola. I popoli devono smettere di credere alle falsità e alle menzogne raccontate dai potenti, dalle istituzioni di qualsiasi tipo. La soluzione è alzarsi e combattere per i propri diritti.

One Love, 1977

One Love è sicuramente uno dei brani più conosciuti e idolatrati di Bob Marley. Un testo che parla di un amore universale, capace di unire tutti i popoli in un’unica anima e in un unico cuore. La capacità di riconoscere ciò che ci rende simili invece che ciò che ci divide, la forza di combattere gli uni accanto agli altri, libererà l’umanità dal giudizio universale. Bob Marley parla soprattutto per il popolo africano, reduce da secoli di oppressione e violenza, che deve restare unito e prendersi la propria libertà.

Is This Love, 1978

Di nuovo Is This Love si attesta certamente come una delle canzoni più famose di Bob Marley. Il successo commerciale del brano si riverbera ancora oggi dopo essere entrato nella classifica Legend nel 1984. Rispetto ad altri testi qui l’amore di cui parla l’artista può essere letto in chiave personale, come rapporto esclusivo tra due persone. Un sentimento che spinge a desiderare la felicità dell’altro e ad offrirgli tutto sé stesso, anche se non è molto. “I wanna love you, and treat you right / I wanna love you, every day and every night / We’ll be together, with a roaf right aver our heads / We’ll share the shelter, of my single bed”.

Articoli correlati

Condividi