R3M

Come Joe Boyd scoprì i Pink Floyd per la prima volta

Joe Boyd è un famosissimo produttore discografico statunitense. Boyd nasce a Boston il 5 agosto del 1942 e nella sua prestigiosissima carriera, vanta di aver lanciato artisti del calibro di Nick Drake, Fairport Convention e The Incredible String Band. Per quanto si tratti di un annovero di nomi assolutamente brillante; ciò che ha consacrato il nome di Joe Boyd alla storia della musica è il fatto che; questi, sia stato fautore della carriera dei Pink Floyd, pubblicandone il primo, celeberrimo singolo, Arnold Layne.

Joe era ancora uno studente quando cominciò a produrre musica di artisti appartenenti al Blues. Nel 1961, Boyd aprì un Folk Club nella sua città natale, immergendosi nella scena underground di Boston e di Greenwich Village. Inoltre, quello, fu il periodo in cui iniziò a scrivere per Hootananny, la rivista per la quale lavorava anche Bob Dylan.

Solo nel 1965, dopo aver visitato più volte l’Europa per coordinare i tour di diversi musicisti, Joe Boyd si trasferì nel Regno Unito, aprendo una sede della Elektra Records, per la quale divenne rappresentante. Sebbene, in quel periodo, Boyd avesse già un’ottima nomea nell’ambiente, avendo collaborato con artisti appartenenti alle correnti Folk e Folk Rock britanniche come John Martyn, Richard Thompson e Martin Carthy, fu nel 1966 che la sua vita subì un meraviglioso cambiamento.

Boyd si recò all’UFO Club, un locale londinese che, al tempo, era frequentato dalla maggior parte delle band underground britanniche che, di li a poco, sarebbero diventate capostipiti del Rock. Così, Boyd cominciò a lavorare, prima con i Soft Machine e, dopo, con i Pink Floyd.

La storia del primo incontro tra Joe Boyd e i Pink Floyd

Per la verità, Joe Boyd incontrò i Pink Floyd, la prima volta, durante una sessione di prove che la band tenne poco prima di un concerto di beneficenza, nel 1966. Il produttore ha rivelato che ciò che maggiormente lo colpì, di primo acchito, fu la stravaganza dei loro brani. Pur non riponendo speranze elevatissime nel gruppo, a Boyd bastò la consapevolezza di esserne rimasto piacevolmente colpito.

In particolare, Joe Boyd ha rivelato, durante il podcast nel corso del quale ripercorre la sua carriera in ordine alfabetico, intitolato “Joe Boyd A-Z”, che ciò che, più di tutto, aveva destato il suo interesse nei confronti dei Pink Floyd, fosse l’eclettismo di Syd Barrett. Il chitarrista, cantante e fondatore della band, infatti, dimostrava una spiccata passione per l’arte e per la cultura in tutte le sue sfaccettature, magicamente insita nel suo stile.

La sua predilezione per l’avanguardia musicale trasformò i Pink Floyd nella band di successo che, al tempo, tesero a diventare.  Secondo Boyd, Syd Barrett era capace di rivoluzionare generi ormai canonici come il Blues americano e l’R&B, rimescolandone completamente gli asserti compositivi che vi si ergono alla base.

Le idee del produttore sul sound della band

Boyd ha ricordato con orgoglio e nostalgia il sound dei primi anni dei Pink Floyd rivelando che, la caduta di Syd Barrett nell’oblio della malattia mentale di cui era vittima, fu devastante per lui. In ogni caso, il produttore ha spiegato che lo stile dei Floyd dell’epoca era talmente rivoluzionario da non mostrarsi mai stancante, nonostante fossero soliti intraprendere lunghe jam nel corso dei loro brani, che si protraevano anche oltre i 15 minuti.

Le ritmiche coinvolgenti e spesso in tonalità maggiore delle loro tracce, unite ai testi fantasiosi e, a tratti, bambineschi scaturiti dal genio variegatissimo di Syd Barrett, contribuirono a rendere unico il gruppo. Le loro improvvisazioni andavano di gran lunga oltre, in termini qualitativi, rispetto a quelle delle altre band e l’approccio creativo di Barrett alla composizione dei brani diedero una spinta significativa alla carriera dei Pink Floyd.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Articoli correlati

Condividi