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David Bowie, cosa ne pensano i fotografi che hanno lavorato con lui

David Bowie è davvero un’icona della musica e dello spettacolo in generale. L’artista ci ha lasciato un’eredità visiva fuori dal comune, intatta anche a cinque anni dalla sua tragica morte. Il suo stile ha vissuto una continua evoluzione, con diversi costumi e trucchi accentuati che gli hanno dato ancora più rilevanza sociale. Dai capelli rosso-alieno di Ziggy Stardust all’abito floreale della copertina di The Man Who Sold the World, il travestimento è sempre stato una prerogativa essenziale del Duca Bianco. Diversi fotografi che erano a stretto contatto con lui hanno scelto di raccontarlo tramite le sue immagini più iconiche in senso assoluto.

Markus Klinko: “David era sempre molto collaborativo”

Iniziamo da Markus Klinko, uno dei fotografi che hanno lavorato più spesso insieme a David Bowie. Nel 2002, lo immortalò mentre teneva a bada un branco di lupi selvaggi in occasione del premio attribuito da GQ di Man of the Year. Nel 2013, fu chiamato per il video del brano Valentine’s Day. Tuttavia, Klinko ha sottolineato quanto lui sapesse improvvisare, ma sempre basandosi su idee consolidate. “Era molto collaborativo. Quando guardi la copertina di Heathen, ad esempio, noti un cieco con gli occhi bianchi. Voleva anche quell’abito in stile anni ’40. Bowie era originale, diverso da tutti gli altri nelle sue richieste”.

Mick Rock e l’incapacità di David Bowie di venire male in una foto

Anche Mick Rock ha scattato numerose foto a David Bowie. È stato suo collaboratore a tal punto da essere considerato come il terzo occhio dell’artista. Quando Rock fu ricoverato in ospedale per seri problemi cardiaci nel 1996, Bowie gli inviò dei fiori. “Abbiamo trovato un feeling naturale, non ci serviva discutere”, ha esordito il fotografo. “Si è sempre divertito nelle sue foto ed è venuto a suonare. Non abbiamo dovuto preparare molto, neanche per i colpi di sassofono. Le foto sono poi apparse nell’album di Pin Ups del 1974. Dal punto di vista fotografico, era la persona più semplice al mondo. Era impossibile che venisse male in uno scatto”.

Janet Macoska e l’effetto di Bowie su chi scattava le sue foto

Janet Macoska affermò che David Bowie andava ben oltre il semplice scatto delle foto. Infatti, la fotografa di Cleveland che ha lavorato per numerosi artisti è rimasta colpita fin da subito dalla sua presenza scenica molto forte. La prima volta in cui lo ha visto esibirsi nel 1974, è rimasta intimidita anche dai suoi occhi bicolori. Due anni dopo, ebbe l’opportunità di fotografare l’allestimento scenico della performance del Duca. “Ho avuto la chance di poter girare un suo intero spettacolo con due grandi gorilla sul palco. Tempo dopo, ho ricevuto una lettera per posta dalla Svizzera ed era David che mi aveva ringraziato per un regalo, scusandomi per il suo ritardo nelle risposte. È stato meraviglioso”.

Geoff MacCormack e l’amicizia con David Bowie fin dall’infanzia

Concludiamo con Geoff MacCormack, amico di David Bowie fin dai tempi della scuola. Dal 1973 al 1976, è stato documentarista del suo tour a causa di un rapido interesse per la fotografia. “Non son degno di far parte del libro di foto dedicato a David”, ha affermato in seguito. Le sue foto mettono in mostra alcuni momenti di normalità dell’artista, mentre dorme in un minuscolo letto del treno e attende di salire sul palco, totalmente truccato. “Ho dei suoi pezzi nei quali non era venuto molto bene, quindi ho scelto di non utilizzarli”, ha aggiunto. “Quando si parla di Bowie, è difficile comprendere dove finisca l’icona e inizi l’uomo. Voleva essere sempre qualcosa di più che umano. Era sempre consapevole di ciò che stava facendo”.

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