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De André, i temi presenti in Non al denaro non all’amore né al cielo

Fabrizio De André è stato un cantautore e compositore italiano, uno dei più significativi per il nostro panorama musicale e culturale; un vero e proprio maestro della parola e dell’espressione. Non scelse dei personaggi privilegiati come attori delle sue composizioni, bensì coloro i quali solitamente erano – e continuano ad essere- dimenticati e screditati. Questa scelta potrebbe sembrare a tratti curiosa, ma così facendo ha dato modo di espressione a chi voce, metaforicamente, non ne possiede. Usò questo modus operandi sin dall’inizio della sua carriera e lo si ritrova anche in uno dei suoi lavori più famosi, quello ispirato all’Antologia di Spoon River. L’album in questione è Non al denaro non all’amore né al cielo pubblicato da De André nel 1971, di cui vedremo la nascita, i temi e significati.

Come nasce Non al denaro, non all’amore né al cielo di De André?

De André lesse l’Antologia di Spoon River quand’era ancora diciottenne e lo colpì, particolarmente. Ebbe la stessa sensazione quando decise di leggerla a distanza di anni, accorgendosi di quanto fosse un testo ancora “giovane”, come non fosse mai invecchiato. L’osservazione centrale che venne fatta da De André -nell’intervista con F. Pivano-  a proposito di quest’opera, riguarda la netta contrapposizione tra aspettative in vita e aspettative in morte, chiave che serve per l’intera comprensione del lavoro di Faber :

“[…] nella morte, invece, i personaggi di Spoon River si esprimono con estrema sincerità, perché non hanno più niente da aspettarsi, non hanno più niente da pensare.”

A questo punto, il cantautore sceglie di attingere direttamente dai testi presenti nel libro, con la clausola però, di adattarli ai suoi giorni, alla sua vita. Questo si tradusse in un lavoro di minuziosa scelta tra le centinaia di poesie composte da Edgard Lee Masters, autore dell’Antologia. Un lavoro molto minuzioso potremmo dire, visto che i brani scelti furono nove. De André scaglionò bene il suo materiale e piuttosto che lavorare su più basi, scelse di concertarsi su questo.

I cambiamenti apportati e i temi

L’opera prima è stata pubblicata nel primo ventennio del Novecento. Questo implica la presenza di un impianto sociale e culturale molto diverso, visti anche i cinquant’anni di differenza tra le due pubblicazioni. Significava tagliare fuori la borghesia, ma con una precisazione: sia ad inizio secolo, che durante la pubblicazione fatta da De André, che oggi, la società presenta dei giudici. Questa è un’eterna costante.

Nelle nove poesie scelte, De André affronta i macro-temi dell’invidia e della scienza, facendosi aiutare da Bentivoglio. L’invidia è d’altronde il più umano dei sentimenti. Contrapposta la scienza, simbolo del progresso ed essa stessa portatrice di invidia e competizione. La prima è un “problema” dell’animo umano, la seconda pur risolvendone molti, non riesce a risolvere quelli umani.

La risoluzione: l’alternativa all’invidia

“Cominciai a sognare anch’io insieme a loro
Poi l’anima d’improvviso prese il volo”

Tra gli invidiosi, quasi come fosse una vera e propria bolgia, abbiamo Un giudice, Un matto e Un blasfemo. Il giudice è stato colui che dopo essere stato schernito decide di ottenere tanto potere da giudicare chi gli ha fatto del male “Cosa vuol dire avere un metro e mezzo di statura/te lo rivelan gli occhi e le battute della gente/o la curiosità d’una ragazza irriverente”. Il matto per invidia studierà l’enciclopedia britannica e finirà in un manicomio e il blasfemo invece, si comporterà da esegeta e andrà alla ricerca dell’invidia in Dio.

La risoluzione dell’invidia è il il malato di cuore. Ha tutti i motivi per essere invidioso degli altri perché non può far altro che vivere attraverso gli occhi, eppure prima di morire, vive una prima volta, con la sua prima esperienza amorosa.

… e l’alternativa della scienza

Tra chi invece viene annoverato nel il circolo del progresso e della scienza, non possono mancare figure di spicco come Un Chimico, Un medico, Un ottico e poi l’alternativa, il Suonatore Jones.

Il chimico non comprende l’amore, perché non ha gli elementi per poter spiegare il legame tra due persone. L’unica certezza per lui, sono i legami chimici. Il medico ha cercato di curare gratis chi ne aveva bisogno finendo in carcere perché -dopo aver dato tutto agli altri- si ritrova ad elaborare un elisir per guadagnare qualcosa. L’ottico da canto suo cerca di trasformare la realtà in luce. Il suonatore Jones supera le proprie ambizioni a differenza di tutti i personaggi prima elencati. Lo fa perché sceglie la passione, sceglie la libertà e piuttosto che aggrovigliarsi, vede la morte come l’ultimo atto di libertà:

“Suonare ti tocca
Per tutta la vita
E ti piace lasciarti ascoltare
Finii con i campi alle ortiche
Finii con un flauto spezzato
E un ridere rauco
E ricordi tanti
E nemmeno un rimpianto”

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