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Aspettando il Pearl Jam Europe Tour: 10 curiosità su Eddie Vedder

Pearl Jam in Tour

Il tour europeo dei Pearl Jam sta per iniziare e tra le quattordici date complessive di Giugno e Luglio (che porteranno la band sui grandi palchi d’Europa) trovano spazio ben tre serate in Italia.
I fans potranno infatti vedere Eddie Vedder e compagni calcare il palco il 22 Giugno nell’area Expo Milano Experience a Milano, il 24 Giugno allo stadio Euganeo di Padova e il 26 Giugno all’Olimpico di Roma, dove tra l’altro non tornavano dal 1996. Un’occasione da non perdere quindi per vedere da vicino una band che, oltre alla notorietà attuale, ha saputo entrare nel firmamento della storia musicale, gettando le fondamenta del grunge e dell’alternative rock assieme ai Nirvana e ai Soundgarden nella Seattle degli anni ’90. Ciò che ha fatto e fa ancora grande questa band non è solo l’innegabile coesione che lega i suoi membri e che gli ha permesso di rimanere uniti fino ad oggi, ma anche e soprattutto l’energia e il carisma di un frontman che incarna la voce dei PJ fin dai suoi esordi. Un cantante con un timbro vocale inconfondibile e con una delle più belle sonorità della musica rock di tutti i tempi.
Ecco quindi, in attesa che il tour cominci, un dovuto tributo ad Eddie Vedder con 10 curiosità sulla sua vita e la sua carriera nei Pearl Jam:

L’ispirazione di Alive dei Pearl Jam

Eddie Vedder, all’anagrafe Edward Louis Severson III, ha un background familiare complesso e travagliato. Cresce accanto ad un uomo, il patrigno, che lui pensa essere suo padre biologico e con il quale ha un rapporto difficile e conflittuale, tanto da lasciarne la casa per tornare a vivere con la madre. Solo molto tardi scoprirà che il suo vero padre è morto a causa della malattia che lo affliggeva da tempo, la sclerosi multipla.
Tutta questa storia ha ispirato il famosissimo brano Alive, primo singolo dei PJ.

L’adolescenza di Eddie Vedder

Durante la sua adolescenza e giovinezza si barcamena tra diversi lavori per sbarcare il lunario, prima come benzinaio e poi come guardia di sicurezza.

Che strumenti suona Eddie Vedder?

Nel 1984 si trasferisce a San Diego e registra la propria voce sulla demo strumentale di un gruppo di Seattle appena formatosi che cercava un cantante. Viene contattato e usa a volte gli pseudonimi di Jerome Turner e Wes C. Addle. Da questo momento in poi si dedicherà anche allo studio di altri strumenti, oltre alla chitarra, come l’armonica a bocca, l’ukulele, il mandolino, il sitar, il basso elettrico, la fisarmonica, il pianoforte e la batteria (che tra l’altro suonerà occasionalmente in qualche concerto della band sperimentale Hovercraft, di cui faceva parte la sua prima moglie).

Eddie Vedder e i Ramones

Nel 1996 partecipa come ospite all’ultimo concerto dei Ramones, cantando il brano Any way you want it e nel 2003, su richiesta di Ramone, contribuisce alla composizione di un album tributo chiamato We’re a happy family in cui presta la voce per due canzoni, Believe in Miracles e Daytime Dilemma (Dangers of Love).

Eddie Vedder: L’amore è un gioco

Del 1992 è suo un cameo nel film di Cameron Crowe “Singles – l’amore è un gioco “, dove recita assieme a Ament e Gossard, e in cui interpreta il batterista di un gruppo chiamato Citizen Dick.
Il secondo cameo arriverà nel 2007 nel film “Walk hard: la storia di Dewey Cox” nei panni di sé stesso.

Il matrimonio con Beth Liebling

Nel 1994 si sposa in campidoglio con la fidanzata storica, la stessa con la quale si era trasferito a San Diego dieci anni prima, Beth Liebling, dalla quale divorzia nel 2000.

La tragedia del Roskilde Festival

Il 2000 è un anno cruciale nella storia di Eddie Vedder e dei Pearl Jam, un vero e proprio spartiacque nella loro carriera. Durante il Roskilde Festival in Danimarca infatti, ha luogo una tragedia che segnerà profondamente i membri della band e che viene raccontata nel documentario PJ20. Date le pessime condizioni atmosferiche e la pioggia abbondante, il terreno su cui si svolgeva il concerto era una palude di fango e pozzanghere, sul quale le cinquantamila persone presenti all’evento iniziarono ad accalcarsi per avvinarsi al palco, spingendo le prime diecimila che si trovavano in prossimità della band. Moltissimi iniziarono a scivolare e a cadere, venendo calpestate dalla mandria umana che si faceva sempre più avanti contro di loro. All’inizio nessuno si reso conto di ciò che stava succedendo e lo stesso Vedder racconterà nel documentario di aver continuato a cantare come se nulla fosse, ma ben presto fu chiaro che era accaduto qualcosa di grave. Il tragico bilancio fu di nove morti, tutti tra i 17 e i 26 anni, e ventisei persone rimaste ferite. Il gruppo subì un tracollo emotivo devastante, sentendo il peso del senso di colpa e delle moltissime accuse che gli iniziarono a cadere addosso. In PJ20 tutti ammettono che dopo quel giorno non sono stati più gli stessi, né come band né come individui, e rivolsero una dedica alle nove vittime nella canzone Love Boat Captain contenuta in Riot Act del 2002.

Un animo ambientalista

Eddie Vedder è molto attivo dal punto di vista politico e ambientalista. Nel 1992 unisce la sua voce al dibattito riguardo la libertà di scelta della fertilità delle donne durante l’unplugged di MTV, nel 2004 partecipa al tour “Vote for Change” contro la rielezione di Bush e canta per molti concerti benefici, come il Tibetan Freddom Concert.Per quanto riguarda la causa ecologista, Vedder sostiene il movimento radicale “Earth First”.

Eddie Vedder Into the Wild

Nel 2007 ha interamente composto la colonna sonora per il film “Into The Wild” e nel 2008 ha ricevuto la nomination ai Golden Globe per la canzone Guaranteed, contenuta nel soundtrack.

 

Un’altra passione che si porta dietro dalla giovinezza e che non perde occasione di coltivare nel tempo libero è il surf, motivo per il quale è anche membro della Surfrider Foundation.

 

Articolo di Giulia Prosperini

 

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