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Fabrizio De Andrè: con quale album Faber raggiunse il successo?

Fabrizio De André rappresenta, senza alcun dubbio, una delle immagini più emblematiche e rappresentative che la storia della musica italiana sia stato in grado di donare alla tradizione discografica del nostro paese e non solo. Il cantautore genovese, che ha fatto la storia con le sue pregevoli rappresentazioni artistiche della realtà. Il cantautore nato a Pegli ha regalato, alla tradizione italiana e non solo, una serie di perle di inestimabile valore, lasciando anche non poche difficoltà circa la classificazione e l’ordine delle sue opere. Vogliamo approfondire, a questo punto, quali siano stati i primi grandi successi di Fabrizio De André e, soprattutto, quale l’album che l’ha portato al successo.

I primi grandi successi di Fabrizio De André

Se è vero che la classificazione relativa alla discografia di Fabrizio De André non è semplice, molto è determinato dal fatto che, effettivamente, l’artista genovese abbia realizzato una serie di grandi successi, racchiusi in 33 Giri e raccolte realizzate al fine di consolidare il grande successo che Faber ha ottenuto con le sue prime pubblicazioni.

È, di sicuro, La canzone di Marinella a dare un senso anche commerciale alle parole di De André, soprattutto grazie alla splendida reinterpretazione di Mina. Questo successo viene seguito da altri capolavori, come La canzone dell’amore perduto, La ballata dell’amore cieco e Amore che vieni, amore che vai, inserite dalla Karim all’interno del 33 giri Tutto Fabrizio De André.

La pubblicazione del primo album in studio di Fabrizio De André

Nonostante le pubblicazioni sopracitate, il primo album in studio di Fabrizio De André, strutturato per essere tale e non sulla base di un’unione di singoli di successo. L’album in questione, il celebre Vol. 1, contiene alcuni dei più grandi successi del cantautore genovese, che hanno fatto la storia della sua discografia, come Bocca di Rosa, Via Del Campo e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, realizzata in collaborazione con Paolo Villaggio.

A proposito della stessa, Paolo Villaggio ha spiegato: “La scelta dell’ambientazione medioevale fu tutta farina del mio sacco; Fabrizio ci mise solo la musica. Cioè avvenne il contrario, lui aveva già la musica ed io ci misi le parole. Fu così: era una giornata di pioggia del novembre del 1962 e io e Fabrizio, a Genova a casa mia in via Bovio, eravamo tutti e due in attesa del parto delle nostre signore, che poi partorirono lo stesso giorno, infatti Cristiano e il mio Pierfrancesco sono “gemelli”. Ebbene, forse per distrarci o per passare il tempo, Fabrizio con la chitarra mi fece ascoltare una melodia, una specie di inno da corno inglese e io, che sono di una cultura immensa, cioè in realtà sono maniaco di storia, ho pensato subito di scrivere le parole ispirandomi a Carlo Martello re dei Franchi che torna dalla battaglia di Poitiers, un episodio dell’ottavo secolo d.C., tra i più importanti della storia europea visto che quella battaglia servì a fermare l’avanzata, fino ad allora inarrestabile, dell’Islam. Erano arrivati fino a Parigi, senza Carlo Martello sarebbe stata diversa la storia dell’Europa. Comunque mi piaceva quella vicenda e la volli raccontare, ovviamente parodiandola. In una settimana scrissi le parole di questa presa in giro del povero Carlo Martello.”

E ancora: “La canzone passò abbastanza inosservata, Fabrizio ancora non aveva inciso “La canzone di Marinella” e non era quindi famoso, tanto meno io. Qualcuno però notò questa strana filastrocca che sbeffeggiava il potente Re dei Franchi: fu un pretore, mi pare di Catania, che ci querelò perché la considerava immorale soprattutto per quel verso: «È mai possibile, o porco di un cane, che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi p…». E pensare che noi eravamo già stati censurati e avevamo dovuto trasformare il verso finale che in originale suonava: «frustando il cavallo come un mulo, quella gran faccia da c…» con: «frustando il cavallo come un ciuco, tra il glicine e il sambuco». Ma, a parte questo pretore, nessuno notò la nostra canzone che fu riscoperta quando Fabrizio divenne famoso dopo “Marinella”.”

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