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Fabrizio De André, il significato di “Un medico”

Dalle strofe ben incastrate e ammalianti, De André si profila come uno dei maggiori cantautori italiani. Pungente e malinconico racconta di luoghi, uomini, donne; di qualunque situazione dia uno spiraglio per impartire qualcosa. Uno dei suoi lavori più articolati e ben composti è l’album “Non al denaro non all’amore né al cielo” che riprende l’Antologia di Spoon River, lavoro dove cerca di raccontare con grande abilità, la storia di tanti uomini diversi tra di loro, uomini che rappresentano un modello.

A Spoon River c’è anche un medico, un medico dalla grande vocazione che ha deciso di spendere il suo tempo e le sue energie per aiutare gli altri, senza ricevere nulla in cambio. Qui il significato di “Un medico” di Fabrizio De André.

De André e Spoon River

Saper raccontare è un’arte e come tale dev’essere intesa. Ogni qualvolta si cerca di comunicare qualcosa, è importante far trasparire in ogni tappa il senso di ciò che si vuole trasmettere. Così fa De André, quando nel suo album si presta a rivedere alcune delle poesie scritte da Edgar Lee Masters. Delle sue 244 ne sceglie 9, con una certa attenzione. Saranno queste le chiavi che gli permetteranno di mettere su carta un prodotto rielaborato, che diverrà sostanza del suo album “Non al denaro non all’amore né al cielo”, il quale si articola sui temi della scienza e dell’invidia, senza, ovviamente, trascurarne altri. Fra questi personaggi scelti da De André c’è anche “Un medico”, deciso e appassionato del suo lavoro.

“Un medico” di De André

 

“[…]E quando dottore lo fui finalmente

Non volli tradire il bambino per l’uomo

E vennero in tanti e si chiamavano “gente”

Ciliegi malati in ogni stagione”

Traccia di un determinato valore, apre la parte del disco dedicata alla scienza. Aveva già passato in rassegna l’invidia e adesso quale altra figura migliore, se non quella di un medico, per parlare della scienza?

Il medico in questione è Siegfried Iseman che dopo aver raggiunto il suo tanto agognato traguardo comincia a lavorare. E’ un medico molto idealista, che decide di non essere retribuito per ciò che fa, ma di aiutare gli altri con l’unico pago della sua vocazione. Un meccanismo sì nobile ma inefficiente che ha la capacità di colmare i desideri dell’animo e non quelli concreti; quelli che in poche parole gli avrebbero dovuto permettere di sopravvivere. 

La fine del medico

Cambia qualcosa nel nostro medico. Comincia con tutti i buoni propositi, con il desiderio di aiutare tutti i ciliegi bisognosi. Non andrà tutto come sperato purtroppo. Ora Siegfried Iseman capisce che quello del medico è anche un mestiere, non solo una vocazione. E’ impossibile vivere senza un’entrata. 

Ma quale sarà la sua soluzione? Invece che optare per una retribuzione – si deduce dai versi ch’era diventato il medico di chi un medico non poteva permetterselo  “[…]i colleghi contenti / Nel leggermi in cuore tanta voglia d’amare / Mi spedirono il meglio dei loro clienti / Con la diagnosi in faccia e per tutti era uguale /Ammalato di fame, incapace a pagare”– creerà un falso elisir, etichettato come “l’elisir della giovinezza”

Il risultato? Anche dopo tutto il bene e la cura che ha avuto per gli altri, sarà condannato e etichettato “Dottor professor truffatore imbroglione”.

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