R3M

Fabrizio De André, la storia di “Il re fa rullare i tamburi”

Fabrizio De André ha fatto della sua musica la voce di tutti, interessandosi soprattutto di chi, non aveva i mezzi per farsi sentire. Ha raccontato, approfondito, creato storie che potessero essere d’esempio e di insegnamento per chi le ascoltasse. Il suo rapporto con la tradizione, con l’arte, la storia e la letteratura è profondo e molto particolare. Con il suo senso critico ha saputo selezionare e ricercare i materiali, ed è proprio da questa ricerca che viene fuori la ripresa di pezzi che per molto tempo sono stati dimenticati e addirittura accantonati. Fra questi casi può essere annoverata “Il re fa rullare i tamburi”, contenuta nell’album Volume III, pubblicato da De André nel 1968.

Volume III, il terzo album di inediti

Chiaro sin dal nome dato all’album, Volume III non è altro che la continuazione della serie di Volumi che De André aveva già pubblicato. Al suo interno ritroviamo delle reincisioni di canzoni già pubblicate per la Karim, etichetta che fallì sulla metà degli anni Sessanta. Fra queste vengono inserite anche delle pubblicazioni inedite. Queste si rivestono di una certa importanza perché sono quelle tracce con cui De André riesce a collegarsi con la tradizione francese e Brassens e con il medioevo italiano. Brassens è stato, infatti, un cantautore poeta e attore francese, deceduto nel 1981.Il legame con questo poeta è ravvisabile sia qui che in altri componimenti, così come è chiaro l’amore per il medioevo. Contenuta sempre in questo album è “S’i’ fossi foco“, sonetto ripreso da Cecco Angiolieri, poeta medievale.

La storia di “Il re fa rollare i tamburi” di De André

De André attinge spesso alla tradizione: la canzone “Il re fa rollare i tamburi” è infatti, di origine francese. Da dove deriva però? Il testo base sarebbe “Le Roi a fait battre tambour” una canzone francese risalente al XVII secolo, di cui però sono state fatte diverse versioni. Questa prima versione è ambientata nel contesto della monarchia assoluta. Il sovrano sceglie tra il seguito di donne a sua “disposizione” quelle che potrebbero diventare la sue preferite. Qui la marchesa che viene più volte citata farà, purtroppo, una brutta fine. Morirà per via della gelosia della regina, accecata dai favori che il marito concedeva alle altre.

Per chi viene scritta “Le Roi a fait battre tambour”?

La canzone venne ispirata da una dama in particolare, Gabrielle D’Estrées, che per anni fu l’amante di Enrico IV di Francia. Morì in circostanze a tratti sospette perché fu vittima di una patologia letale tipica della gravidanza. Allo stesso tempo però, visto che la regina non riusciva a dare un erede al re, si pensa fosse stata lei ad avvelenarlo. Tornò nuovamente in voga per le favorite dei re Luigi XIV e XVI.

Da dove proviene la versione di De André

Le rivisitazioni come visto, sono state tante. E’ stata -diciamo- una canzone popolare utilizzata in varie occasioni. E’ stata ripresa dagli anni Cinquanta in poi e sembra proprio che la versione di De André di “Il re fa battere i tamburi” provenga dal lavoro di Ivo Livi, cantautore italiano naturalizzato francese, che la riporta in un suo album del 1963. Il finale è tragico come nel caso iniziale, tant’è che la canzone di De André si concluderà in questo modo: “La regina ha raccolto dei fiori / La regina ha raccolto dei fiori / Celando la sua offesa / Ed il profumo di quei fiori / Ha ucciso la marchesa”.

 

Articoli correlati

Condividi