R3M

I cinque chitarristi più sottovalutati nella storia del Jazz

Il Jazz è un genere eclettico come pochi. Le manifestazioni stilistiche degli ensemble più iconici appartenenti al genere, l’hanno spesso relegato all’ascolto da parte di una nicchia ristretta di appassionati. Ciò nonostante, il Jazz si è sempre affermato come uno dei generi più affascinanti ed intricati nella storia della musica. Forte di una lunga ed inestimabile tradizione, il Jazz ha raccolto sotto la propria ala alcuni musicisti formidabili e; a differenza del Rock e del Blues, data la sua natura estrosa, gli strumenti alla ribalta nella storia del Jazz sono quasi sempre stati quelli appartenenti alle sezioni ritmiche.

Nel corso degli anni, comunque, abbiamo assistito al susseguirsi di alcuni artisti dalle doti innate; capaci di impressionare anche gli ascoltatori più esigenti e, il cui apporto, è riuscito a sconfinare oltre i fitti e misteriosi meandri del genere al quale hanno consacrato la propria carriera. Tra questi, nel Jazz, spiccano anche i nomi di alcuni chitarristi, fautori di virtuosismi strabilianti; il cui slancio visionario, ha spesso messo in ombra altri artisti, semmai altrettanto dotati ma, che per i motivi più disparati non hanno avuto modo di distinguersi sulle scene, a differenza dei sopracitati. In questa classifica, quindi, abbiamo deciso di elencare alcuni tra i migliori e più sottovalutati chitarristi nella storia del Jazz.

5) Grant Green

Nato a St. Louis il 6 giugno del 1935, Grant Green viene, da molti, considerato come il genio dimenticato della chitarra Jazz. L’artista dimostrò, sin dai suoi esordi sulle scene, di avere uno stile unico quanto disciplinato, diventando uno dei solisti più influenti della sua generazione. Il suo playing completo e melodico ebbe modo di spiccare in diversi progetti Soul-jazz. Il suo, era uno stile particolarmente ricco, che strizzava l’occhio anche a generi come il Funky. Furono le dipendenze, di cui cadde vittima, a togliere a Green la possibilità di riscuotere i plausi adeguati alla sua figura. Grant morì nel 1979, nella sua auto a causa di un attacco cardiaco; sopravvisse a sei figli, tra cui Grant Green Jr. anch’egli chitarrista che porta avanti l’eredità del padre.

4) Jimmy Raney

Jimmy Raney era diverso da tutti gli altri chitarristi che annoveravano il panorama durante la rivoluzione bebop. Il suo approccio alla musica si discostava completamente dallo stile proposto dai suoi colleghi all’epoca. I riff in staccato tipici del genere, venivano sostituiti da lunghi fraseggi in legato che, talvolta, sembravano ignorare la stessa metrica dei pezzi. Sebbene sia stato un musicista e compositore brillante, Jimmy Raney è uno chitarristi più sottovalutati nella storia del Jazz.

3) Freddie Green

Sono molto rare le testimonianze che, ad oggi, ci sono pervenute delle sezioni soliste di Freddie Green. Il chitarrista, infatti, è stato un luminare della chitarra ritmica Jazz. Green era solito tessere arabeschi ritmici dirompenti e articolati, per i quali, è stato definito uno dei migliori chitarristi nella storia del Jazz, seppure uno dei più sottovalutati.

2) Bill DeArango

Da molti considerato come il miglior chitarrista Bop di sempre, Bill DeArango ha continuato ad evolvere il suo stile anche dopo aver fatto fortuna sulla scena Newyorkese. Ad oggi, DeArango rimane tra le menti più creative in assoluto nel Jazz. La sua tecnica fenomenale era capace di impressionare ed appassionare chiunque; arrivando ad essere definito come l’unico rivale di Django Reinhardt. Il suo playing innovativo divenne un simbolo della New York in Jazz, ma quando DeArango decise di ritornare a Cleveland, sua città natale, il suo mito cominciò a sfumare. Gran parte degli appassionati più devoti al genere, sono certi del fatto che se fosse rimasto nella Grande Mela, Bill DeArango avrebbe consacrato il suo nome alla storia come quello del miglior chitarrista Jazz di tutti i tempi.

1) Oscar Aléman

Sono davvero pochi i chitarristi solisti che si sono affermati sulla scena Jazz prima della rivoluzione elettrica. Tra questi, figura il nome dell’argentino Oscar Aléman che, nella prima metà del XX Secolo, sbarcò sulle coste statunitensi per dominarne le scene, attraverso uno stile inconfondibile. Il playing singolare di Aléman affondava le radici nella sua scelta di adottare una chitarra resofonica in metallo piuttosto che una normale acustica; scelta che, all’epoca, si rifaceva ai Bluesmen del Delta più che ai musicisti Jazz che preferivano i toni caldi del legno alle sonorità chiare e, a tratti, stridenti del metallo.

 

 

 

 

 

Articoli correlati

Condividi