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L’incredibile vita di Lou Reed, tra eccessi e rock ‘n’ roll

Con la vita delle rockstar non ci si annoia mai. Non è un caso che ne vengano continuamente scritte biografie e libri di memorie. Raccontare il periodo d’oro del rock ‘n’ roll – prima che un’esigenza storiografica – è un grandissimo motivo di interesse per cultori della musica e non. Una delle storie più interessanti è sicuramente quella di Lou Reed – cantautore e chitarrista statunitense – scomparso nel 2013. Un poeta trasgressivo e turbolento, la cui incredibile vita è stata caratterizzata da eccessi, droghe e immancabile rock ‘n’ roll.

CHI ERA LOU REED?

“Lou Reed è la persona che ha dato dignità, poesia e una sfumatura di rock ‘n’ roll all’eroina, alle anfetamine, all’omosessualità, al sadomasochismo, all’omicidio, alla misoginia, all’inettitudine e al suicidio”. Iniziamo con questa descrizione di Lester Bangs, che se non può ovviamente racchiudere tutta la vita di una persona, ci si avvicina molto. Lou Reed ha saputo brillantemente, crudamente e ironicamente incarnare l’angelo del male. La sua musica – quando la musica diventa poesia – è riuscita a descrivere il male esistenziale, le deviazioni e le perversioni umane, l’abisso della droga e dei bassifondi metropolitani.

LA CARRIERA DI LOU REED CON I VELVET UNDERGROUND

Nella seconda metà degli anni ’60 Lou Reed e John Cale fondano i Velvet Undeground, gruppo dalla spiccata connotazione nichilista. Sebbene il successo commerciale della formazione fu piuttosto scarso, servì a gettare le basi del movimento disfattista e controcorrente del punk degli anni ’70-’80. Dopo lo scioglimento dei Velvet, Reed si avviò con successo in una lunga carriera solista.

Un progetto tra tanti – che ha fatto la storia del rock ‘n’ roll – è l’iconico Transformer, album per di più prodotto da David Bowie. Bowie del quale Lou Reed aveva detto: “Non ho mai avuto giovani che strillavano ai miei concerti. I ragazzi strillano per David, non per me. A me tirano siringhe sul palco“. Testimonianza questa di un’esistenza torbida alla continua scoperta di sottoculture nascoste, come quelle della droga e del sesso.

IL TRAUMA INFANTILE E L’INIZIO DELLA CARRIERA MUSICALE DI LOU REED

La vita di Lou Reed è stata caratterizzata fin dall’adolescenza da traumi e contrasti con la propria identità. Nel 1956 infatti la famiglia lo costringe a sottoporsi ad una terapia di elettroshock – per sedare la nascente bisessualità che si stava manifestando in lui. Trauma questo che lo segnerà per il resto della sua vita – e a proposito del quale scrisse il brano Kill Your Sons nel 1960. Agli anni universitari risale un altro momento di svolta della sua biografia, ovvero l’incontro con il poeta Delmore Schwartz. L’influenza di questo scrittore malato e alcolizzato, spinse Reed a “portare la sensibilità della letteratura nella musica rock”. 

LA FONDAZIONE DEI VELVET UNDERGROUND CON JOHN CALE

Nel 1966 – anno della morte di Schwartz Lou Reed fonda i Velvet Undeground con il musicista d’avanguardia John Cale. L’album di debutto della band verrà finanziato da Andy Warhol – nella cui factory entra Reed assieme agli altri membri della formazione. La famosa copertina del disco ritrae proprio una banana fallica disegnata da Warhol.

Già in questo primo lavoro si può scoprire l’intento di Reed – autore della maggior parte dei testi – di esplorare gli angoli più reconditi e bui dell’esistenza umana. L’artista vuole scoprire i meccanismi dei tabù perversi come il sesso e le sostanze stupefacenti. Nonostante lo scarso interesse commerciale riscosso, il merito dei Velvet Underground è stato sicuramente quello di aver unito letteratura e musica. Una commistione che è riuscita a descrivere con crudezza – e talvolta ironia – la vita trascinata e tossica della metropoli newyorkese.

LA MORTE DI LOU REED

Il 30 Giugno del 2013 Lou Reed viene ricoverato d’urgenza in ospedale per una grave forma di disidratazione. Nel Maggio precedente aveva subito un trapianto di fegato. Pochi mesi dopo – il 27 Ottobre – ne viene annunciata la morte improvvisa.

“Il mondo ha perso un compositore superbo e un poeta…io ho perso il mio compagno di scuola” scrisse su Facebook – a poche ore dalla scomparsa – l’amico di sempre John Cale. Cordoglio e messaggi di dolore anche dal resto del mondo del rock. Iggy Pop, The Who e Maureen Tucker – ex batterista dei Velvet Underground – hanno voluto far sentire la propria vicinanza alla famiglia di Lou Reed.

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