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Led Zeppelin, tutti i misteri di Physical Graffiti

Il 24 Febbraio del 1975 i Led Zeppelin escono di nuovo sulle scene musicali con il loro sesto lavoro discografico. Physical Graffiti è destinato fin da subito a fare la storia. Tanto che, nel 2003, il magazine Rolling Stones lo inserisce alla posizione numero 73 nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi. Scopriamo in questo articolo storia, composizione e tutti i misteri del sesto disco di Robert Plant, Jimmy Page, John Bonham e John Paul Jones.

LED ZEPPELIN, LA PAUSA DALLE SCENE MUSICALI E IL NUOVO ALBUM

Dopo quattro anni di composizione e esibizioni senza sosta, i Led Zeppelin decidono di prendersi una pausa nel 1973. Archiviati anche i timori di un possibile addio di John Paul Jones – che anzi diventa sempre più fondamentale nella formazione – la band trascorre buona parte dell’anno senza lavorare a nulla. All’inizio del 1974 però si riuniscono in una casa di campagna presso Headley Grange. Lì, con l’aiuto dello studio mobile di Ronnie Lane, iniziano a lavorare a del nuovo materiale.

PHYSICAL GRAFFITI, LA COMPOSIZIONE E LE DISCUSSIONI SULL’ALBUM

I Led Zeppelin si misero a lavorare al loro nuovo album ad inizio anno e il progetto venne completato in pochissimo tempo. Otto tracce totali che – per pubblicizzare la Swan Song Records, recente etichetta discografica fondata dalla band – vennero accorpate con materiale inedito. Nell’estate del 1974 era già pronto per la pubblicazione quindi un doppio album dal titolo Physical Graffiti. Ma discussioni e contrasti riguardo copertina, titolo e distribuzione fecero slittare l’uscita all’inizio del 1975.

LED ZEPPELIN, LA COPERTINA DI PHYSICAL GRAFFITI

La copertina del sesto album dei Led Zeppelin è una delle più iconiche e indimenticabili della storia della musica. Sul doppio dischi di Physical Graffiti campeggia infatti la facciata di un palazzo newyorchese – un edificio reale ai numeri 96 e 98 della ottava strada a St. Mark’s Place, East Village. L’immagine prende tutto lo spazio della copertina e viene scelta dal fotografo per la sua perfetta simmetria. Poi – una volta ritratto il soggetto – questi lo modifica innumerevoli volte, fino ad ottenere otto versioni differenti.

In ogni versione dell’edificio di Physical Graffiti, sbuca qualcosa di diverso dalle finestra. 68 soggetti tra persone, oggetti e animali. Cambiando e alternando front cover e back cover si ha quasi la sensazione che il disco prenda vita, che le cose si muovano e cambino posizione.

PHYSICAL GRAFFITI, LA DINAMICITÀ’ E LA RICCHEZZA STILISTICA DELL’ALBUM

All’interno di Physical Graffiti poi, si ritrovano due fogli centrali con i titoli delle canzoni. Ogni carattere e ogni lettera cambia dimensione e font – anche all’interno della stessa parola – proprio ad indicare il movimento e la dinamicità dell’intero lavoro. Robert Plant e soci pensano ad un album in cui si possano combinare le copertine per creare sempre nuove composizioni di personaggi, in cui la simmetria si unisca alla eterogeneità di stili ed elementi diversi.

LED ZEPPELIN, IL MISTERO DEI CREDITI PER IL BRANO THE ROVER

Oltre le tante curiosità, gli aneddoti e i brani storici contenuti in Physical Graffiti, uno dei misteri più strani del disco riguarda i crediti del brano The Rover. Il pezzo è stato composto da Jimmy Page e Robert Plant ma, la didascalia sul retro della copertina, ha scatenato un’ondata di domande curiose e perplessità. “Chitarra persa per gentile concessione di Nevison. Recuperata per grazia di Harwood” si legge. Dopo anni di silenzio, il già citato Ron Nevison ha fornito la propria versione dei fatti.

L’uomo ha infatti ammesso di aver collaborato con i Led Zeppelin ma dopo che The Rover era già stata composta. Molte canzoni confluite in Physical Graffiti erano state incise per House of the Holy. “Uno di quei brani era The Rover – ha spiegato Nevison – e non è stato registrato mentre io ero lì. […] Quindi non avrei mai potuto cancellare nulla”. 

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