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Lucio Battisti: La storia degli album che non sono stati capiti

Lucio Battisti è stato uno degli artisti più apprezzati della musica italiana. Un nome fondamentale per la musica leggera, ha venduto moltissimo, primo in classifica innumerevoli volte. Anche dopo la sua morte, il pubblico non smette di ascoltarlo e di apprezzarlo. La fama di Battisti fu dovuta soprattutto al suo sodalizio con Mogol. Quando questa collaborazione finì, Battisti decise di cambiare stile e di sperimentare di più. Il pubblico non era molto contento di questo cambiamento, mentre la critica fu piuttosto divisa ma per la maggior parte severissima. Vediamo la storia di quegli album di Lucio Battisti che non vennero compresi.

La novità post Mogol

Come sappiamo, in un primo momento Lucio Battisti fece uscire E già. Qui i testi erano scritti dalla moglie e la musica da lui, come sempre. Da questo disco emergono moltissimi elementi autobiografici, la personalità di Battisti è molto presente. Ciò che è cambiato più di tutto è però la musica: Battisti si avvicina alla elettronica, con utilizzo di sintetizzatori. L’album non è comunque un grande successo forse anche per questo sperimentalismo. In realtà il pregio di Lucio Battisti qui sta nell’aver usato sound e innovazioni che in realtà fuori dall’Italia moltissimi artisti e band usavano, ad esempio in Gran Bretagna. Da questo momento in poi Battisti non riceverà mai le stesse eccezionali critiche degli anni con Mogol, anche a causa di una scarsa promozione dei suoi album. Personalità molto schiva e riservata, non aveva mai fatto mistero di volersi sempre più allontanare dai media. Inoltre, le novità scombussolarono i fan più affezionati.

La collaborazione con Pasquale Panella

La vera svolta per la carriera di Battisti, che costituì il suo periodo di vita musicale e non, fu la collaborazione con Pasquale Panella. È in questo periodo che il modo stesso di fare canzoni di Battisti cambiò e fu evidente, un nuovo stile in tutto e per tutto che abbracciava vari generi, tra cui addirittura il rap. Simbolo delle innovazioni del periodo è l’album Don Giovanni, in cui si evince il talento compositivo di Panella che utilizza nei testi giochi di parole molto interessanti. Non paragonabile all’idillio con Mogol, di cui il pubblico percepiva forte nostalgia, le vendite andarono bene malgrado le novità e Francesco De Gregori lo definì una “pietra miliare”.

Il calo delle vendite

L’album che segna un vero calo nelle vendite per Battisti è L’apparenza. A partire da questo disco cambiò anche proprio la tecnica usata dai due per comporre, in quanto mentre prima Panella lasciava scrivere la musica a Battisti e poi componeva il testo, si attuò poi il metodo contrario: prima Panella componeva il testo e dopo su quel testo Battisti scriveva sopra la musica. Si nota ciò nel cambiamento strutturale delle canzoni, che contribuì a non far amare lo stile di Battisti in quegli album. Ancora con La sposa occidentale si fa sempre più avanti tra il pubblico la nostalgia per il vecchio Battisti: i fan sono spaesati da una svolta “dance”. Eppure si tratta di un validissimo concept album incentrato sulla figura femminile. Ancora poi è in Cosa succederà alla ragazza che notiamo ancora di più lo sperimentalismo del genere rap e techno. La critica stroncò sia questo sia poi l’album Hegel con grande severità. In generale gli ultimi album del cantautore vengono spesso sottovalutati, ma trovano una loro immensa originalità se ascoltati attentamente.

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