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Metallica, Lars Ulrich: “Nel 2004 eravamo una band molto fragile perché…”

Il batterista dei Metallica Lars Ulrich ha detto che il documentario della band Some Kind of Monster è stato un successo a causa di una serie di circostanze “molto fortunate”. Ha notato che il film del 2004 aveva seguito il quasi collasso della band a causa di alcuni fattori molto importanti e specifici. Tra questi ci sono la partenza di Jason Newsted (il bassista succeduto poi da Robert Trujillo), i problemi di dipendenza dall’alcol e dalle droghe di James Hetfield e la lotta per completamente l’album St.Anger. Lars Ulrich ha infatti detto: “Nel 2004 eravamo una band molto fragile”. Si può facilmente intuire il perché. Per fortuna però che la brand si riprese.

Il documentario sui Metallica

Quel documentario fu di fatto la migliore risposta dagli appassionati di cinema come lui, piuttosto che dai fan della musica, sulla vita discografica della band. Molti li davano per spacciati e forse ci videro anche giusto (sebbene in parte). La band però non aveva ancora deciso di sparare le ultime cartucce e il documentario lo fece capire. C’erano difficoltà, ma non bisognava mollare la presa. Lars Ulrich ha detto in una recente intervista a Collider: “Sono molto, molto orgoglioso di come è nato il progetto [il documentario]. Ciò che ha funzionato al riguardo, e la visione di [registi] Joe [Berlinger] e Bruce [Sinofsky], in realtà, è stato l’arco drammatico che è finito in una sorta di gioco organico.”

Il successo del documentario sui fan del cinema

Ulrich ha osservato che il film “probabilmente ha avuto successo più con persone nel mondo del cinema rispetto al mondo della musica. Questo è davvero interessante, perché molte persone nel mondo del cinema erano quasi scioccate da quanto fosse reale. E penso che a quel tempo, prima dei social media non molte persone avevano visto una band rock ‘n’ roll così vulnerabile e così da vicino. C’erano molte cose lì dentro che molte volte non vengono trasmesse, perché le persone vogliono solo tipo di promuovere le cose positive o qualsiasi altra cosa. Nel 2004 eravamo una band molto fragile”.

Potrebbe ritornare un documentario

Il batterista ha detto che non sarebbe stato contrario a prendere parte a un nuovo progetto simile, ma il mondo dei social media così diverso probabilmente non aiuterebbe oggi ad avere lo stesso livello di successo. Ha infatti affermato “Tutti sono molto più abituati a vedere dietro le quinte di musicisti, attori e tipi creativi. Quindi probabilmente ha un valore leggermente inferiore rispetto a 20 anni fa, quando è uscito quel film. Una parte significativa del motivo per cui quel film è connesso a così tante persone era a causa di quell’arco drammatico che c’era. Ovviamente, quando abbiamo attraversato quel processo per quei due anni, nessuno sapeva come sarebbe andata a finire. È abbastanza folle che niente di tutto ciò fosse sceneggiato, e quindi siamo stati molto fortunati… in quanto era una storia vera”.

Il biopic?

E per quanto riguarda un possibile film biografico sui Metallica? Lo stesso batterista ha affermato candidamente che per il momento non è un’idea percorribile. Per lui è molto complicato soprattutto per gestire le varie storie e i rapporti tra i Metallica e gli altri musicisti.

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