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Michael Jackson, La storia di Blood on the dance floor

Michael Jackson è uno degli artisti più importanti che siano mai esistiti. Ballerino lodatissimo per il suo talento, cantante dalla voce particolarissima e diversa dalle solite black, intrattenitore senza precedenti. Tessere le lodi del re del pop è facile, così come risulta fin troppo invitante per tutti parlare della sua vita privata. Oggi vorremmo concentrarci sulla sua musica e su un album che spesso non viene menzionato: Blood on the dance floor: history in the mix. Questo lavoro discografico non vanta certo i record di Thriller, album più venduto della storia, ma risulta comunque interessante per vari aspetti. È anche l’album di remix più venduto della storia della musica. 

L’album Blood on the dance floor

Nel 1997 esce Blood on the Dance Floor: HIStory in the Mix. Lo scopo di questo disco era di supportare l’History world tour, l’album doppio che aveva scalato le classifiche (è tuttora il più venduto album doppio della storia). Per questo motivo, le canzoni di Blood on the dance floor sono sostanzialmente remix di quelle di History, ma ci sono anche cinque inediti. In essi Michael Jackson ricorre alla contaminazione di diversi generi, cosa che comunque era già abituato a fare. In particolar modo un elemento fondamentale è la techno, che già in History era presente ma qui è assai più pregnante.

Le canzoni a tema horror

Ci sono due canzoni a tema horror all’interno dell’album: Is It scary e Ghosts. Il lungometraggio di Ghosts, che contiene anche Is It scary è entrato nel Guinness dei Primati per 16 anni come il video più lungo nella storia della musica, mentre è attualmente il video più costoso con 15 milioni di dollari. Il gothic pop è quindi un elemento assai importante nell’album, che in generale è anche molto cupo e complesso. A tratti anche malinconico, in quanto riprendendo i brani di History ricorda quella componente introspettiva. Non mancano poi le canzoni che hanno invece come tema le donne, la società in generale, ecc.

La figura di Susie e la sessualità

Blood on the dance floor ha anche un altro elemento molto presente: la sessualità. In generale i riferimenti a questa si trovano in tutta la musica di Michael Jackson, che senza scadere nella volgarità ha sempre usato doppi sensi ed elementi ricollegati in particolare alla figura femminile. Susie, ad esempio, è un nome che si cita due volte in questo disco: nella title-track e nella canzone Superfly sister. La prima è dedicata ad una donna che vuole solo prendere in giro il protagonista a quanto sembra, accompagnata da un video ufficiale semplice per lo stile del re del pop. Mentre nella seconda canzone, la più esplicita della carriera di Jackson, si denuncia la decadenza dei rapporti umani. In particolare il fatto che ormai esista solo il sesso e poco l’amore.

 

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