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Paul Is Dead | La leggenda della morte di Paul McCartney

Paul McCartney è morto?

La leggenda della morte di Paul McCartney, comunemente conosciuta con l’acronimo PID (Paul Is Dead) è uno dei primi e dei più affascinanti casi di complottismo circolati nell’ambito della musica rock. Secondo la leggenda, Paul McCartney sarebbe morto, nel 1965 o nel 1966, e sarebbe stato poi rimpiazzato da un sosia. Chiaramente, di prove oggettive non ce ne sono, ma numerosi sono gli indizi che fanno pensare che un fondo di verità possa esserci.

La storia della (presunta) morte di Paul McCartney

Secondo una ricostruzione dei fatti, la morte sarebbe avvenuta in due diverse e probabili date, con circostanze molto simili. Era il 9 novembre del 1966 (o i primi giorni di dicembre del 1965) quando, dopo un litigio, Paul McCartney uscì dalla sala prove dopo un litigio con i suoi compagni di band, prese la macchina e si avviò verso casa. Per strada incontrò una donna che faceva l’autostop. Quest’ultima si rivelò essere sofferente, perchè non era compresa dal suo fidanzato, che non voleva abortisse. Una volta che riconobbe, però, Paul McCartney (che secondo alcune versioni era abbastanza frastornato) lo confuse al punto di passare col rosso; evitato fortunosamente l‘incidente con un auto, si sarebbe poi schiantato contro un albero (o contro un camion, secondo altri).

Perse la vita per via del fuoco, che inghiottì sia Paul che la donna. Gli altri Beatle, venuti a sapere della notizia, decisero – su consiglio di John Lennon – di adottare la via del silenzio, seppellire di nascosto Paul e rimpiazzarlo con un sosia. Due sono le ipotesi: William Stuart Campbell, attore scozzese che fece qualche intervento di chirurgia plastica per assomigliare ancor più a Paul; o William Sheppard, un ex poliziotto canadese. In ogni caso, da quel momento i Beatles scelsero di non esibirsi più dal vivo, per permettere al sosia di imparare le mosse di Paul (secondo alcuni era troppo alto e si notava la differenza rispetto a prima).

Gli indizi sulla morte di Paul McCartney

Gli indizi che rimandano alla morte di Paul McCartney sono molteplici (uno o più di uno per ogni album realizzato dopo il 1966) e non basterebbe un intero manuale per citarli tutti. Ci limiteremo, quindi, a parlare dei più noti o dei più spiazzanti. Chiaramente, se li si guarda da uno sguardo complottistico, sono prove incredibili della morte di Paul McCartney; se li si guarda, invece, normalmente, si capisce quanto sia fortuito tutto o, addirittura, quanto i Beatles stessi abbiano sfruttato la leggenda che si inizio a diffondere dal 1968.

La copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Club Hearts Band

La copertina dell’album è ricca di particolari. Innanzitutto una bambina Shirley Temple, che porta un modellino di Aston Martin (auto guidata da Paul McCartney nel giorno della sua presunta morte); inoltre, la bambina porta una maglia con su scritto Welcome the Rolling Stones, che secondo la teoria sarebbero venuti a conoscenza della morte di Paul; la composizione floreale è il fulcro della teoria; non sarebbe scritto Beatles ma BEATLESO (Be at Leso, ad indicare il luogo della sepoltura di Paul McCartney, il Lesotho); in basso, inoltre è rappresentato Shiva (che indica la distruzione) che alza le mani verso il Beatle.

Il brano A Day in the Life

Il brano A Day in the Life conterrebbe, secondo i sostenitori del complotto, numerosi indizi; la frase «He didn’t notice that the lights had changed» (non si accorse che il colore del semaforo era cambiato), o anche «He blew his mind out in a car» (si è fatto saltare le cervella in macchina). In realtà, la traccia sarebbe dedicata a Tara Browne, che nel 1966 perse la vita in un incidente automobiliscono, destando scalpore nell’opinione pubblica e neglio stessi Beatles. Fu smentita anche la teoria secondo la quale, se ascoltata una frase della traccia fantasma The Inner Groove, si poteva leggere un riferimento a Paul.

Il mormorio di I’m so tired

Alla fine del brano I’m so tired è presente un mormorio che, secondo i sostenitori del complotto, ascoltato al contrario sembrerebbe dire: «Paul is dead, man: miss him, miss him, miss him!» (Paul è morto, amico: mi manca, mi manca, mi manca!); a scatenare i complottisti, c’è una versione primitiva della canzone, che alla fine vede, contemporaneamente al colpo di grancassa, John Lennon dire: «Are you listening?» (State ascoltando?), prima di dire la già sopraccitata frase.

La copertina di Abbey Road

Ed ecco la prova a detta di molti più schiacciante della teoria del PID. Innanzitutto l’attraversamento della strada, che simbolicamente significherebbe una processione funebre. John Lennon, vestito di bianco, è un sacerdote o un angelo; Ringo Starr, vestito in maniera sobria, è colui che porta la bara; George Harrison in jeans è il becchino, durante il suo lavoro; Paul McCartney, l’unico scalzo, è il defunto. Non è l’unico indizio: sulla targa di una Volkswagen Maggiolino è scritto 28IF (28 SE… fosse ancora vivo). Se letta tutta la targa, LMW 28 IF significherebbe Living McCartney Was 28 If, che – pur in un inglese sgrammaticato – significherebbe appunto “avrebbe 28 anni se fosse ancora vivo”. La maggior parte delle teorie riguardanti la targa, come date o riferimenti storici, è stata tuttavia smentita.

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