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Nino Ferrer: il James Brown italiano dimenticato

Nino Ferrer è stato un cantante italo-francese nato a Genova nel 1934. Iniziò la sua carriera come bassista Jazz nel corso degli anni ’50 a Parigi, prima di scoprire ed affinare il timbro del tutto particolare della sua voce, registrando alcuni brani in francese. Pur non essendo famoso nel suo paese natale, Mina incise “Un anno di amore”, versione in italiano della sua “C’est irréparable”.

Nino Ferrer: il successo italiano

A partire dal 1967, la vita di Nino Ferrer cambiò: iniziò a pubblicare moltissimi 45 giri, che raggiunsero la vetta delle classifiche e vennero usate come sigle televisive. Memorabili sono il tango “Agata” e la bizzarra “Donna Rosa”, che includeva una citazione all’aria “La donna è mobile” tratta dall’opera “Rigoletto” di Giuseppe Verdi.

Affinò uno stile particolare che mescolava sonorità tipiche della musica afroamericana di quel periodo, al jazz con il quale si era formato, affiancando testi ironici e pungenti che spesso, con un tono spensierato e canzonatorio, racchiudevano messaggi più profondi. Ne sono un esempio la canzone “Il Re d’Inghilterra”, che presentò al Festival di Sanremo 1968, che tratta il tema della guerra, “Viva la Campagna”, che si scagliava con il frenetismo e l’inquinamento cittadino, ma soprattutto quella che diventò con tutta probabilità la sua canzone più importante “La Pelle Nera”.

Nino Ferrer “La Pelle Nera”

Con “La Pelle Nera” Nino Ferrer tocca un tema molto pesante ancora oggi, figuriamoci negli anni ’60, ovverosia quello del razzismo. Un ritmo accattivante ci lancia nella canzone che si apre chiedendosi come facciano cantanti come James Brown, Wilson Pickett e Ray Charles ad avere quella voce. La risposta che l’autore trova è semplice: sono di colore, per cui canta “Voglio la pelle nera!”. Già questa frase avrebbe scandalizzato a sufficienza i benpensanti dell’epoca, ma il meglio viene dopo, nella seconda strofa.

“Ehi, ehi, ehi dimmi tu signor Faust, ehi, ehi, ehi dimmi come si può/Arrostire un negretto ogni tanto con la massima serenità”. Queste parole pesanti come un macigno aprono la seconda strofa. Proseguendo si arriva addirittura a “Ehi,ehi, ehi voi carissimi estinti/ Ehi, ehi, ehi voi che sapete già/ Voi che cantate gloriosamente per i pascoli dell’aldilà/ Ditemi se per entrare nel regno con voi/ Basta che ognuno si occupi dei fatti suoi/ O se lì è tutto un affare di razza e color come qui”.

La cosa più incredibile è che queste liriche così importanti e che spingono alla riflessione, sono accompagnate da ritmi funk che quasi non ti fanno fare caso, ad un primo ascolto, a ciò che viene detto. Sembra quasi che Ferrer volesse dire “Se ti concentri trovi qualcosa su cui ragionare, un messaggio importante, se no hai comunque la possibilità di ascoltare una bel pezzo!”.

Il ritiro dalle scene e la morte

Nel 1970 Ferrer, preso di sorpresa dal successo, decise di ritirarsi a Parigi. Anche in Francia era molto amato, dato che le sue canzoni venivano molto spesso registrate anche in francese. Fino agli anni ’80 pubblicherà canzoni, ma senza apparire, fino a ritirarsi definitivamente in Provenza dove nel 1998, qualche giorno dopo la morte della madre, si suiciderà con un colpo di fucile.

Perchè ricordarsi di Nino Ferrer

Le canzoni di Nino Ferrer sono assolutamente memorabili. Gli arrangiamenti colpiscono per raffinatezza, originalità ed efficacia e, cosa rilevante per noi italiani che spesso e volentieri facciamo molto caso al testo, hanno parole che non sono pesanti ed opprimenti, proprio in virtù del fattore musicale, ma che se approfondite offrono grandi spunti di riflessione. Purtroppo Nino Ferrer nel corso degli anni è stato dimenticato, merita di tornare.

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