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Perché The Wall ha “rovinato” la carriera dei Pink Floyd?

Il giorno 30 novembre 1979 usciva uno degli album più famosi della storia della musica rock (e non solo). Certamente, si tratta dell’album più celebre dei Pink Floyd (insieme a The Dark Side of The Moon, altro album dei record). Stiamo parlando di The Wall, l’undicesimo album in studio della band capitanata dal bassista Roger Waters e dal chitarrista David Gilmour. Non ci sarebbe neanche bisogno di parlare granché dato che tutti conoscono il pezzo più celebre del disco, ossia Another Brick in The Wall, insieme all’altra canzone famosa, Comfortably Numb. Ma perché The Wall ha rovinato la carriera dei Pink Floyd?

Simbolo dei Pink Floyd

Detta e posta così, la frase suddetta sembra un’autentica bestemmia ed eresia. Come è possibile che un album così abbia rovinato la carriera dei Pink Floyd? Semmai, ha lanciato la band prog e artrock nell’Olimpo della musica. Cerchiamo invece di vederla da un’altro lato. Per carriera rovinata, non si intende che ha ucciso i Pink Floyd, ma che ha fatto riconoscere il gruppo (quasi solamente) in quest’album. Ma sappiamo bene gli altri capolavori del gruppo, da Wish You Were Here a tantissimi altri, compreso l’incompreso disco Ummagumma. Potremmo anche dire che, in realtà, The Wall ha rovinato i Pink Floyd in un altro modo.

Rovina della formazione

Questo album evidenziò ancora di più le ruggini e le rovini già presenti nella formazione dei Pink Floyd. Molti sanno, praticamente tutti a dire il vero, che il carattere di Roger Waters non era certo semplice da affrontare. Uno di quelli che subì le conseguenze fu Richard Wright, il celebre (e anche un po’ sottovalutato) tastierista della band. Esso infatti partecipò con un certo ritardo alla registrazione dei brani in quanto si era appena trasferito in Grecia insieme alla moglie. Questo non andò giù a Roger Waters che pensò bene di licenziarlo dalla band e costrinse Wright a partecipare al tour solo come turnista.

La scelta di fermarsi con i live

Il successo dell’album fu enorme, nemmeno a dirlo. Milioni e milioni di copie furono venduti, considerando anche il fatto che si tratta di un doppio album. Non solo: il tour fu caratterizzato da una presenza di effetti scenici veramente innovativi per l’epoca. Questo fu un vero problema in quanto la band credette di aver espresso il loro massimo potenziale e difficilmente si sarebbe potuto replicare una simile qualità. Per questo motivo decisero di non esibirsi più live fino all’abbandono di Roger Waters, avvenuto nel 1985. Era infatti difficoltoso competere con gli show precedenti.

La copertina

Discorso ancora più profondo andrebbe fatto con la copertina di The Wall. La copertina dell’edizione originale dell’album è, in realtà, particolarmente semplice con un chiarissimo riferimento al tema del disco. Si vede infatti un muro bianco di mattoni e la scritta Pink Floyd The Wall in un font quasi stampatello. La copertina venne creata da Gerald Scarfe, uno dei maggiori fumettisti inglesi degli anni Settanta e noto per la sua vena satirica. Scarfe era anche conosciuto per la sua sensibilità a temi quali la scuola, il progresso e l’esercito ed era molto vicino al pensiero di Roger Waters. Anche il bassista, si disse, collaborò a creare la copertina.

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