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Quella volta che Dave Grohl disse “no” ai Pearl Jam

La morte di Kurt Cobain – nel 1994 – sconvolse il mondo dell’Arte, quasi quanto aveva fatto la sua musica. I Nirvana – nell’arco di pochissimi anni – erano riusciti a ridefinire i canoni e i gusti del pubblico, grazie soprattutto ai testi emozionanti e alla voce graffiante del loro cantante. Quando Cobain scompare, Dave Grohl e Krist Novoselic si trovano improvvisamente orfani del loro compagno e di prospettive future. Cosa fare? Continuare a fare musica o abbandonare quel cammino per sempre? Molte band e artisti famosi si sono trovati di fronte allo stesso bivio – un esempio i Queen, che avevano sperimentato la stessa perdita soltanto tre anni prima – in bilico tra il richiamo dell’Arte e il bisogno di elaborare il dolore. Dave Grohl in particolare – accolto nella formazione dei Nirvana solo nel 1990 – sembrò voler abbandonare le scene musicali. Cosa successe poi, che lo spinse a riprendere in mano gli strumenti e fondare addirittura una band tutta sua – i Foo Fighters? Ripercorriamo alcune tappe del suo percorso, in particolare quella volta che il batterista dei Nirvana disse di “no” ai Pearl Jam.

Dave Grohl e i Nirvana

Prima di essere un cantante, un chitarrista e un frontman – ruoli che riveste dalla formazione dei Foo FightersDave Grohl è stato un batterista. Una posizione, quella dietro i piatti, che lo porta a conquistare fama internazionale, soprattutto dopo l’ingresso nei Nirvana. Grohl si unisce dapprima agli Scream – la sua band preferita da ragazzo – ma viene poi notato da Kurt Cobain e Krist Novoselic e invitato a unirsi a loro. Il resto è storia. La storia di come il grunge venne messo a soqquadro e ridefinito, e di come la musica internazionale si trovò a dover a che fare con Nevermind nel 1991.

Agli occhi di Dave Grohl i Nirvana sono la band che ha pubblicato Bleach, nel 1989. Sono la band che tocca le vette dell’olimpo musicale con Nevermind, solo due anni dopo. Sebbene scriva e componga dei brani, non li propone mai agli altri membri – per paura di rovinare l’equilibrio del gruppo. Con il passare del tempo tuttavia il suo contributo aumenta notevolmente, tanto che – durante l’assenza di Cobain dalle sessioni di registrazioni del 1994 – lui e Novoselic lavorarono a dei brani che confluiranno nell’album di debutto omonimo dei Foo Fighters.

La morte di Kurt Cobain

Quando Kurt Cobain scompare tragicamente – nel 1994 – Dave Grohl si ritira per un certo periodo dalle scene musicali. Non sa se vuole continuare a fare musica, non sa cosa ne sarà del suo futuro. Dopo il successo ottenuto con i Nirvana, Grohl è un batterista molto ambito e le proposte non mancano. “Dopo la fine dei Nirvana io non volevo fare musica – spiegò però il frontman dei Foo Fighters in un’intervista per il Guardiane di certo non volevo diventare il batterista di un’altra band”. 

Dave Grohl sa che riprendere a suonare vuol dire affrontare un grande dolore e riaprire una ferita ancora fresca. Quando – poco dopo la morte di Kurt Cobain – gli arriva la proposta di unirsi ai Pearl Jam, la sua risposta non può essere che “no”. La possibilità di tornare dietro i piatti per un’altra formazione che non sia quella di Kurt Cobain non può essere nemmeno presa in considerazione. “Mi sono reso conto che fare la cosa che avevo sempre fatto – ovvero andare in uno scantinato a registrare da solo – avrebbe potuto riaccendere la scintilla”.

I Pearl Jam e i batteristi

Dave Grohl quindi dice “no” ai Pearl Jam e rifiuta di entrare nella formazione di Eddie Vedder dopo la morte di Kurt Cobain. Inizia a registrare da solo e pubblica l’album di debutto omonimo dei Foo Fighters. Dal canto loro, i Pearl Jam non hanno vita facile con i batteristi nella prima parte della loro carriera. Solo nel periodo iniziale dietro i piatti si avvicendano ben quattro musicisti. L’ultimo – Jack Irons – approda nella band proprio nel 1994 e vi rimane fino al 1998.

In quell’anno finalmente i Pearl Jam incontrano Matt Cameron – già conosciuto nell’ambiente per aver militato nei Soundgarden di Chris Cornell. L’incontro con il batterista permetterà a Eddie Vedder, Mike McCready, Stone Gossard e Jeff Ament di raggiungere il loro assetto definitivo.

 

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