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Quella volta che la PFM venne chiamata dai Led Zeppelin per una collaborazione

La PFM rappresenta, sicuramente, una delle entità italiane migliori di sempre, che non si può non considerare come tale. Al di là della celebre collaborazione con Fabrizio De Andrè, che ha fatto la storia della musica, la Premiata Forneria Marconi è stata celebre in tutto il mondo grazie alla sua musica, che ha interpretato nel migliore dei modi un contesto progressive che ha generato le formazioni migliori della storia. A conferma di ciò, basti citare quella volta che la PFM venne chiamata dai Led Zeppelin per una collaborazione. 

La chiamata dei Led Zeppelin alla PFM

Se non si crede alle parole secondo le quali il successo della PFM è stato innegabile, basterà citare le parole di Franz Di Cioccio a conferma di tutto ciò: “Mentre eravamo in tour, molti anni fa, uscì un articolo su un giornale inglese che parlava molto bene di me, dove si accostava il mio stile a quello di John Bonham: chi l’aveva scritto trovava somiglianze soprattutto nell’utilizzo della cassa, pur vedendo in me una sorta di Bonhman più ‘latino’. Fatto sta che una notte mi chiama da Los Angeles Armando Gallo dicendomi che i Led Zeppelin gli avevano chiesto di me”.

E ancora: “Sia chiaro, non c’è stato nessun provino. Io i Led Zeppelin non li ho mai incontrati: so che su questa vicenda girano versioni diverse, ma è andata così. Non ricordo nemmeno se Bonham fosse ancora vivo o meno. Credo che, semplicemente, loro volessero essere certi di potermi rintracciare. Ero molto felice, per me fu una grandissima soddisfazione, ma è chiaro che io avevo la mia band, non ero interessato a imbarcarmi in altri progetti”.

Il grande successo della PFM nel contesto internazionale

Per quanto potrebbe essere pensata come una notizia di poco conto, la chiamata che la PFM ha ricevuto da parte dei Led Zeppelin conferma come l’attenzione internazionale sia indicativa di un certo successo che, forse, in Italia non è stato mai così compreso.

Ancora Di Cioccio ha affermato: “Per la scena prog la PFM è sempre stata una piccola stella importante, ma niente è successo per caso. Come band abbiamo sempre pensato a noi stessi con una mentalità internazionale. Quando pubblicammo ‘Storia di un minuto’ avremmo potuto starcene comodi in Italia a goderci il nostro successo ‘domestico’, invece scegliemmo di partire alla volta di Londra. Perché la musica è fatta di queste cose, non del numero di dischi venduti: è fatta di incontri, di esperienze, di stili e di contaminazioni, non può essere ridotta a un genere”.

Le parole sono supportate dai fatti e, naturalmente, la PFM può esibire una carriera tutt’altro che banale: “Ci è capitato di aprire dei concerti di Genesis, Deep Purple, Santana e ZZ Top. In Canada è capitato che qualche nostra data fosse aperta dai Rush. Ci hanno sempre applaudito pubblici diversi, perché siamo stati capaci di toccare la sfera emotiva degli ascoltatori. A L.A. abbiamo conosciuto Frank Zappa e i Weather Report, Patrick [Djivas, il bassista] ha studiato con Jaco Pastorius. Abbiamo suonato con Allman Brothers e Johnny Winter. Sono tutte cose con le quali abbiamo coltivato la nostra ispirazione: abbiamo fatto molto, per essere italiani, e adesso ne stiamo raccogliendo i frutti”.

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