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The Prodigy: l’inchiesta sulla morte di Keith Flint è stata riaperta

L’inchiesta sulla morte di Keith Flint, leader dei “The Prodigy”, non si può ancora dichiarare chiusa. Le indagini riprendono.

La tragica morte di Keith Flint

Martedì 24 luglio 2019, in Gran Bretagna, è stata riaperta l’inchiesta sulla morte di Keith Flint. Il cantante è stato trovato privo di vita nella sua casa di Great Dunmow, nell’Essex, Inghilterra. Era il 4 marzo 2019. Flint aveva appena 49 anni.

Gli esami autoptici effettuati sul cadavere avevano rivelato il consumo, nelle ore appena antecedenti il decesso, di alcol, cocaina e codeina (oppiaceo utilizzato come analgesico). Il rapporto non indicò nulla di sospetto, lasciando aperte la possibilità di un incidente o di un suicidio.

L’opinione del coroner a cui fu affidato il caso

Il coroner Caroline Beasley-Murray, a capo delle indagini, aveva rivelato di aver preso in considerazione l’ipotesi che Flint si fosse deliberatamente tolto la vita. Però, ad oggi, non sussistono abbastanza prove per dimostrarlo. Il medico non esclude neanche l’ipotesi che il cantante, si stesse svagando e che abbia assunto nella concitazione, una dose di alcol e droghe che poi gli è risultata fatale. Il caso dunque è ancora dichiarato aperto.

Keith Flint e i “The Prodigy”

L’avventura con i “The Prodigy” ha inizio nel 1990. Inizialmente Flint era uno dei ballerini, ma nel 1996 la sua carriera decollò quando prese parte al singolo “Firestarter”. Nel video, si può vedere un Keith Flint in pieno stile punk. Flint ha poi intrapreso altri svariati progetti durante il corso della sua carriera, durata davvero troppo poco.

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