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Le cinque canzoni più shockanti degli Slipknot

Gli Slipknot hanno da sempre reso la loro musica e la loro immagine come un qualcosa di unico, iconico ed emblematico. Ciò, la maggior parte delle volte è passato anche attraverso la sorpresa o lo shock, che li resi indimenticabili da parte dei fan e non solo. Non parliamo soltanto delle maschere, che tentano di essere sempre innovative e spaventose, ma anche di alcuni testi che non si può fare a meno di citare. Ecco le cinque canzoni più shockanti degli Slipknot. 

Cinque canzoni più shockanti degli Slipknot: Duality (Vol. 3: The Subliminal Verses)

Prima tra le cinque canzoni più shockanti degli Slipknot è Duality, tratta da Vol. 3: The Subliminal Verses. Il singolo, pubblicato il 4 marzo del 2004, è diventato uno dei più grandi successi della band, non soltanto in virtù delle classifiche relative alle vendite, ma anche e soprattutto grazie a quell’impatto mediatico che l’ha resa una delle canzoni indimenticabili della formazione statunitense.

Il brano parla di un uomo che parla con l’altro sé stesso – da qui il titolo del brano -, voglioso di vedere com’è il mondo e stanco di essere confinato all’interno di una gabbia. Quando ciò accade, quest’altro uomo di cui si parla nel brano si rende conto di essere di fronte a uno spettacolo negativo che non può sopportare, allora si infila le dita negli occhi pur di non vedere: “Mi infilo le dita negli occhi / è l’unica cosa che ferma il dolore”. 

Lech (.5: The Gray Chapter)

Dal terzo album in studio ci spostiamo al quinto, .5: The Gray Chapter, per parlare di una delle canzoni più sconvolgenti che la metal band statunitense abbia mai realizzato, Lech. Il brano stesso, che termina con il reiterato “nessuno è antiproiettile” si inserisce in un contesto di brani dedicati alla memoria di Paul Gray e, stando alle affermazioni di Corey Taylor, “dalle melodie bellissime”.

Per capire perchè questa carica di terrore è così presente e vivida, nonostante tutto, all’interno della settima traccia dell’album basterà citare due versi: “Mangerò le pelli dei miei fratelli / Le ossa di alabastro saranno un muro perfetto”. 

The Virus of Life (Vol 3: The Subliminal Verses)

Tornando al terzo album in studio degli Slipknot, non si perde nulla di quella carica quasi predatoria nonostante i continui salti da un album all’altro; sintomo che l’animo della band statunitense, almeno nei suoi primi prodotti, è stata sempre la stessa, così come la voglia di comunicare sensazioni negative e forti, ma soprattutto mai banale.

The Virus of Life è la tredicesima traccia del terzo album in studio della band: una canzone pazzesca, sconvolgente, che a pieno merito descrive l’animo del predatore vero e proprio. Basti ancora una volta un esempio: “Voglio indossare la tua faccia / voglio bruciare la tua anima”. 

My Plangue (Iowa)

Non potevamo lasciare fuori da questa lista Iowa, il secondo e celebre album degli Slipknot che contiene tracce iconiche e immortali. Tra queste, vi citiamo la quarta, My Plangue, che la stessa formazione ha poi rivisitato negli anni successivi: la canzone, divenuta celebre con gli anni, è stata anche la colonna sonora del film Resident Evil.

Le urla impazzite di Corey Taylor e l’energia del brano comunicano non soltanto un forte senso di terrore, ma anche di partecipazione emotiva al senso della canzone, che penetra nel profondo dell’ascoltatore. E non manca, anche in questo caso, il verso emblematico: “Prenderò un boccone da quella merda che chiami cuore”.

Eyeless (Slipknot)

L’ultima tra le cinque canzoni più shockanti degli Slipknot che vi citiamo è Eyeless, tratta direttamente dall’album di debutto – Slipknot – pubblicato nel 1999. Il terrore che permea all’interno di questo brano non passa soltanto attraverso i versi, di per sé già molto iconici, ma anche attraverso una risata finale e impazzita, targata direttamente Corey Taylor.

In un album le cui sonorità sono quelle che hanno reso celebre la band, e che in tanti vorrebbero risentire, gli Slipknot hanno lasciato un marchio incredibile attraverso la patina di terrore che passa attraverso Eyeless. “Sto sentendo le voci, ma tutto quello che fanno è lamentarsi” è un verso che, se non dovesse bastare ciò che vi abbiamo appena detto, spiega al meglio ciò che vi abbiamo voluto dire.

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