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Black Sabbath, la storia di Seventh Star, l’album che racconta la distruzione della band

Si trattò, a onor del vero, di un gran passo falso, fin dall’inizio. Il dodicesimo album in studio dei Black Sabbath, Seventh Star, venne rilasciato il 28 gennaio del 1986. Il disco, non venne concepito come un’opera destinata alla discografia dei Black Sabbath. Dopo la dipartita del bassista Geezer Butler, nel 1984, dopo la fine del Born Again tour, il chitarrista della band, Tony Iommi, decise di scrivere un album da solista per poi rimettere i Black Sabbath insieme quando la nube di disfatta che imperversò incessantemente in quegli anni, si sarebbe diradata.

In effetti, il chitarrista scrisse intenzionalmente i brani che avrebbero composto l’album discostandosi quanto più potesse dal tipico sound dei Black Sabbath, al fine di espandere i suoi orizzonti. Sostanzialmente, Seventh Star è, di base, un disco Hard Rock dalle forti influenze Blues; oscillante tra lo stile dei Rainbow e dei Foreigner. In origine, Tony Iommi, ipotizzò di raccogliere un gruppo di super star da inserire come special guest alla voce in ogni brano. La lista si estendeva da Robert Plant a David Coverdale, passando per Rob Halford e molti altri.

In corso d’opera, però, ci si accorse di quanto fosse difficile rintracciare i cantanti in questione e riunirli in studio per incidere. Così, il chitarrista scelse di coinvolgere Jeff Fenholt, le cui uniche menzioni si riferivano ad essersi esibito come protagonista nel musical Jesus Christ Superstar. Ricordiamo che anche Ian Gillan dei Deep Purple che, militò per qualche tempo anche nei Black Sabbath, esordì ricoprendo lo stesso ruolo nel musical in questione.

I Black Sabbath ritornano con Glenn Hughes alla voce

Tony Iommi incise diverse tracce con Fenholt, ma il produttore Jeff Glimax, non rimase per niente convinto dalle sue performance. Si decise, quindi, di assumere l’ex Deep Purple, Glenn Hughes. Nel mentre, Jeff Fenholt scelse di convertirsi al cattolicesimo, cominciando a millantare, nel corso di diverse interviste, di essersi allontanato dal peccato e di aver, finalmente, visto la luce.

Nelle sue memorie, Tony Iommi ha scritto che, fu lo stesso Fenholt ad orientare i Black Sabbath verso il satanismo. In ogni caso, nonostante Glenn Hughes cantasse poderosamente sul disco, dimostrandosi un professionista d’altissimo livello, Tony Iommi ha ricordato che lavorare con lui fosse particolarmente difficoltoso. “È stato un incubo – spiega – era un vulcano di idee. Eravamo in continuo dibattito.

In qualche modo, Iommi e Glixman riuscirono a superare le estenuanti sessioni d’incisione. L’album venne registrato agli Cheshire Sound Studios di Atlanta. Nell’agosto del 1985, il disco era concluso. Il chitarrista pensò che si trattasse di un buon lavoro e che promuoverlo attraverso un mini tour sarebbe stata una bella mossa, in vista dei prossimi progetti. Il manager dei Black Sabbath, Don Arden che, ricordiamo essere il padre di Sharon Osbourne, in combutta con la Warner Bros Records, decise che Seventh Star sarebbe dovuto essere un disco dei Sabbath. In modo da riportare alla ribalta il gruppo e concludere il contratto con la casa discografica.

La casa discografica tenne conto delle esigenze di Tony Iommi che, volendosi discostare dalle sonorità dei lavori precedenti dei Black Sabbath, decise di scendere a compromessi con la Warner. Seventh Star venne proposto come un disco dei Black Sabbath in collaborazione con Tony Iommi. Nonostante scendere a patti fosse risultato quasi impossibile, sembrò l’unica scelta possibile affinché l’album vedesse la luce.

 I problemi di droga di Glenn Hughes

Per ovviare al disappunto di Tony Iommi, l’entourage dei Black Sabbath organizzò un tour con Glenn Hughes come cantante solista. Ancor prima che il tour iniziasse, i problemi del cantante con la droga divennero insostenibili. Hughes veniva spinto di forza sul palco, spesso i manager del gruppo erano costretti a scontrarsi con gli spacciatori per allontanarli da lui. Dopo soli tre concerti, Glenn era già distrutto. Il suo manager gli ruppe il naso a seguito di un litigio particolarmente acceso.

L’incidente, misto all’abuso ormai incontrollabile di sostanze da parte del cantante diede luogo alla disfatta del tour promozionale di Seventh Star. Ciò nonostante, Iommi decise di continuare, spinto dalle complicazioni legali che sarebbero potute incorrere se le date fossero state cancellate. Il 26 marzo del 1986, Iommi licenziò Hughes, riassumendo Ian Gillan. Il tour non sortì gli effetti sperati sulle vendite. Stesso destino per il video del singolo No Stranger To Love. Seventh Star raggiunse il settantottesimo posto sulla Billboard, sparendo quasi subitaneamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

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