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Le 5 copertine degli album rock più censurate di sempre

Il rapporto tra musica rock e censura è sempre stato alquanto contrastato. Ogni novità può riservare qualche insidia alla band che sceglie di diffonderla. Nel corso della storia, numerose accuse hanno colpito testi pretenziosi, che si sono riferiti in maniera esplicita a sesso, droga e satanismo. Una situazione analoga ha colpito anche numerose copertine del rock e del metal, che sono state modificate per diverse motivazioni. Sono soprattutto tre le ragioni principali di simili trattamenti, ossia le offese religiose, i messaggi sessuali evidenti e la violenza spudorata. Ecco 5 copertine degli album rock tra le più censurate di sempre, in

1. Marduk – Fuck Me Jesus (1991)

Iniziamo da un disco dal titolo abbastanza eloquente, da parte di una band inizialmente ben poco considerata. Nella seconda edizione di Fuck Me Jesus, i Marduk scelgono di inserire in copertina una donna nuda che si sfrega le parti intime con l’aiuto di un crocifisso. Una blasfemia molto diretta e ben poco giustificata da chi si occupa della censura. L’album fu rimosso dagli scaffali in sette paesi, ma in compenso il complesso rock riuscì a farsi pubblicità, seppur in un modo non molto onorevole.

2. Slayer – God Hates Us All (2001)

Questo album fu lanciato l’11 settembre 2001, una data abbastanza iconica. La copertina originale vide la presenza di una Bibbia sanguinante, colpita da una serie infinita di chiodi. Il retro? Ancora peggio forse, con diverse pagine del libro sacro della Chiesa cattolica bruciate. Buona parte delle tracce di questo disco degli Slayer era incentrata su questo sfregio alla fede, ma in un secondo momento la Bibbia insanguinata fu sostituita da una sequenza di quattro croci dorate su sfondo bianco.

3. Guns N’ Roses – Appetite For Destruction (1987)

La prima edizione di questo album storico dei Guns N’ Roses vedeva la presenza di una copertina non proprio banale. Tratta da un quadro realizzato dal pittore Robert Williams, raffigurava una creatura mostruosa volante mentre difendeva una ragazza svenuta da un robot che cercava di violentarla. In questo caso, la censura fu pressoché immediata. La nuova versione della cover era invece caratterizzata dalle teste dei musicisti del gruppo rock tramutate in teschi e posizionate su una croce.

4. BrujeriaMatando Güeros (1993)

Spostiamoci in Messico con una delle band più iconiche del paese. I Brujeria sono diventati fulgidi esponenti del sottogenere del grind-death metal. I riferimenti alla violenza sono alquanto evidenti sia nei testi sia nelle copertine. Quella del loro disco d’esordio si riferì al genocidio dei bianchi in mezzo, con un capo mozzato retto da una sola mano e in stato di decomposizione. L’album fu rapidamente censurato, anche se la testa divenne il simbolo della band.

5. Cannibal Corpse – Butchered At Birth (1991)

Concludiamo con una band metal davvero spettrale in ogni suo gesto. I Cannibal Corpse sconvolsero il mondo con il loro secondo disco. Nella copertina, vari dottori zombie fanno a fette l’addome di una donna e stanno per farlo con un bambino appena nato. Dietro di loro, vari feti appesi come se fossero carne da macello. La richiesta di revisione di questa cruda immagine fu rapida e ben poco sorprendente. Nonostante sia abbastanza autoironica, la band non ha perso neanche oggi la propria attrazione per tematiche alquanto brutali e spettrali.

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