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Nirvana: rivelata una lettera del produttore Steve Albini per la band

Quello che nacque tra i Nirvana e Steve Albini, sembrò un legame indissolubile e paradisiaco. Il produttore venne ingaggiato dalla band per lavorare a quello che si rivelò il loro terzo, fatidico e meraviglioso album, In Utero. In realtà, incrociare i Nirvana sul proprio cammino, sembrò per Albini una forzatura, alla quale acconsentì per assicurarsi il lavoro; ciò che parve una costrizione per il produttore, si presentò allo stesso modo agli occhi della band che si vide impossibilitata a cercare altrove.

Il terzo album della band sembrò essere ciò che il mondo agognava di più visto che, all’epoca, i Nirvana sedevano già nel pinnacolo del panorama musicale, dopo il successo, stratosferico quanto inaspettato del loro album capolavoro, Nevermind. Nel 1992, Kurt Cobain disse, nel corso di un’intervista rilasciata per Rolling Stone, di essere sicuro che il loro prossimo album avrebbe incarnato perfettamente entrambi gli estremi che resero grandi i Nirvana; includendo sia l’aggressività incontenibile che aveva fruttato al gruppo l’epiteto di rivoluzionari sia le atmosfere vagamente Pop con cui condivano alcuni dei loro brani, rendendoli hit distruttrici di classifica.

Secondo Cobain, In Utero, non sarebbe stato soltanto migliore di Nevermind, ma l’avrebbe anche surclassato in termini compositivi, presentandosi come un lavoro magnificamente poliedrico.  Se ci fosse stato, al mondo, qualcuno capace di catturare la crudezza dei Nirvana, questo era proprio Steve Albini. Il produttore era celebre per i suoi lavori celeri e visionari che avrebbero sicuramente ripagato il gruppo per la coraggiosa scelta fatta. L’apporto di Albini sul disco è udibile chiaramente. Il produttore scrisse una lettera ai Nirvana per presentare il suo modus operandi; ne riportiamo, di seguito, i punti salienti.

Le parole di Steve Albini nella lettera scritta per i Nirvana

Prima di rendere la sua assunzione definitiva, Steve Albini stilò una lettera concisa ed esaudiente sulle sue metodiche lavorative e su come avrebbe voluto improntare il disco. Il produttore esordì scusandosi con i Nirvana per il ritardo impiegato nel rispondergli, spiegando di essere stato impossibilitato a scrivere a causa di un lavoro con i Fugazi. In secondo luogo, Albini ha espresso il suo punto di vista riguardo i dischi di matrice prettamente Punk affermando che, secondo lui, rendere bene in un genere aggressivo e fulmineo come quello, non significasse focalizzarsi per troppo tempo sulle fasi di incisione.

Albini avrebbe mosso mare e monti per consegnare il disco il prima possibile, seppur il suo lavoro, non venisse osteggiato dai vertici della label. Il produttore, infatti, chiarisce esplicitamente di essere intenzionato a collaborare con artisti decisi a registrare la loro essenza su disco. Ovviamente, non ci fu alcun problema per i Nirvana. Gli ideali di Steve vengono esplicitati chiaramente nella lettera. Steve non vedeva i gruppi con cui lavorava come dei “progetti”, pratica a detta sua comune dei colleghi, ma come i protagonisti effettivi della loro opera. Era per questo che Steve si sarebbe messo completamente a disposizione del gruppo.

L’apertura del produttore nei confronti delle band

Inoltre, Albini aveva una visione molto aperta in termini di incisione. Durante quelle fasi, infatti, il produttore si sarebbe esclusivamente limitato a consigliare ai Nirvana cose che avrebbe ritenuto opportuno migliorare, senza causare forzature. Steve Albini si rivelò perfetto per catturare l’inconfondibile sound dei Nirvana visto che, il suo modus operandi, non prevedeva modifiche ingenti e smussature di sorta. Un lavoro eccezionale si distingue da uno competente grazie ai suoi errori. Per questo, non useremo computer in fase di registrazione”, scrive.

Ciò che colpisce maggiormente riguardo la missiva di Albini è il suo approccio etico ai pagamenti. Il produttore mise per inciso che, questi, sarebbero dovuti avvenire a discrezione della band, senza imporre un prezzo per il suo operato e che, percepire le royalties derivate dalle vendite sarebbe stato per lui un cruccio insostenibile. “L’album è un’opera della band alla quale collaboro, non ho scritto io le canzoni, non voglio meriti per questo”. In Utero riscosse un successo mastodontico. Albini lo sospettava, tanto da invitare i Nirvana a non raggiungerlo nel suo studio personale per non incorrere negli assalti dei fan; chiaramente, la riuscita del disco va attribuita, in modo decisamente ampio, al lavoro sublime del produttore.

 

 

 

 

 

 

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