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David Bowie, Quel primo album che fu un vero flop

David Bowie è conosciuto in tutto il mondo con questo nome. Il nostro Duca Bianco è famosissimo e sicuramente considerato uno dei migliori artisti della storia della musica. Quello che pochi sanno è che quando debuttò con il vero nome David “Davie” Jones, mentre il vero esordio come David Bowie avvenne con un album estremamente particolare. Infatti, si rivelò essere un vero flop, anche a causa alle uscite parallele di altri album (come uno dei Beatles). Quell’album segna anche l’inizio dello stile che tutti noi conosciamo, camaleontico e a tratti grottesco. Vediamo di cosa si tratta.

David Bowie ed il suo debutto

Il primo album si chiamò proprio David Bowie. Sul retro della copertina possiamo leggere le parole del suo manager Kenneth Pitt:

La visione di Bowie è dritta e penetrante come un raggio laser. Scava attraverso ipocrisia, pregiudizio e convenzioni. Vede l’amarezza dell’umanità ma è raramente aspro. Coglie il lato umoristico nei nostri fallimenti, la commozione nelle nostre virtù”.

La sua descrizione risulta azzeccata soprattutto per quanto riguarda il lato umoristico. Da un punto di vista musicale, l’album sicuramente mischia diverse sonorità, si può vedere il forte interesse di David Bowie per il vaudeville e per la musica classica. La vocalità di Bowie risulta diversa da come siamo abituati a sentirlo nei suoi classici. Risulta ispirata molto da Anthony Newley, attore e cantautore inglese che ha scritto tra le altre cose le musiche del famoso musical Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato. Il musical è comunque successivo all’album di Bowie, che uscì infatti nel 1967, ma sicuramente lo stile vocale corrisponde anche all’interesse di David Bowie per il teatro musicale, altra influenza dell’album. L’influenza della voce di Newley nello stile di Bowie si vede soprattutto in Love You Till Tuesday.

Un laboratorio giovanile

Nonostante queste ottime premesse, l’album fu un inaspettato flop. Diciamo che tanto il manager quanto Bowie avrebbero sperato in un risultato diverso. Tuttavia non possiamo negare che se paragonato ai lavori futuri del nostro Duca Bianco, tale album risulti effettivamente inferiore. Nonostante ciò, può sicuramente essere un ottimo ascolto, interessante per comprendere il laboratorio artistico di David Bowie. Presenta diversi elementi che rimandano ai suoi futuri lavori, come il folk o tematiche orwelliane. L’album risulta contemporaneo anche ai Pink Floyd quindi non è trascurabile l’influenza del rock psichedelico, uno degli elementi migliori.

Le influenze letterarie e le stranezze

Anche se fu un flop per quanto concerne le vendite, la critica trattò bene l’album. Bisogna dire che oltre ad avere importanti influenze musicali, presenta testi con notevoli ispirazioni anche letterarie. George Orwell, ad esempio, per la prima volta si palesa in un testo con la sua influenza e sarà una grande ispirazione per David Bowie anche per molti altri lavori, come sappiamo, cosa che qui si evince da We Are Hungry Men che prende spunto anche da classici della fantascienza, ma richiama il distopico di Orwell. Altro autore citato è William Blake, che in There Is a Happy Land costituisce la principale fonte di ispirazione.

Tuttavia, una delle canzoni più controverse dell’album non ha una matrice letteraria, bensì fortemente macabra. Please Mr. Gravedigger racconta la storia di un uomo che uccide una bambina di appena dieci anni e la seppellisce nel cimitero di Lambeth e poi si rivolge al becchino volendo seppellire anche lui, che conosce il suo segreto. La cosa bizzarra, oltre alla tematica davvero inquietante, sono gli effetti sonori: possiamo sentire lo starnuto del killer.

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