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Le 5 canzoni più tristi (ma indimenticabili) di Fabrizio De André

Fabrizio De André è senz’altro considerato come uno dei cantautori italiani più apprezzati. Scomparso a Milano l’11 gennaio del 1999 in seguito ad un cancro ai polmoni, all’età di 59 anni, l’artista genovese ha coinvolto numerosi fan grazie a testi impegnati e curati nei minimi dettagli. Scopriamo, di seguito, quali sono secondo noi le 5 canzoni più tristi della lunga carriera del cantante e poeta. Nonostante questi brani non siano molto ritmati, sono davvero pietre miliari della storia del genio musicale ligure.

1. La ballata del Michè

La storia de La ballata del Michè è davvero molto struggente. Il brano risale al 1961 ed è stato il primo scritto in assoluto da Fabrizio De André. Parla di un uomo condannato a 20 anni di prigione per averne ucciso un altro per motivi sentimentali. Il protagonista decide si impiccarsi ad un chiodo perché non ha alcuna intenzione di stare lontano dalla propria amata per tutto questo tempo. Tuttavia, con questo gesto estremo, Michè può uscire dal carcere, seppur senza vita.

2. Amore che vieni, amore che vai

Proseguiamo con un brano romantico e struggente. Amore che vieni, amore che vai fu pubblicata nel 1966 come lato B di Geordie e parla delle mille sfaccettature di un sentimento universale. L’amore viene sintetizzato come un valore effimero, mutevole, che può apparire e scomparire da un momento all’altro. Non a caso, il poeta genovese ha scelto di inserire una frase davvero emblematica: “io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai;
amore che vieni, amore che vai”
.

3. Fila la lana

In questo caso, Fabrizio De André ha scelto di proporre una cover di un brano dalla forte impronta medievale del 1948, composto da Robert Marcy. Protagonista di Fila la lana è la vedova del signore di Vly, morto in seguito ad una battaglia nella guerra di Valois di successione bretone. Il cantautore sottolinea quanto sia futile ogni guerra, in grado di provocare solo immani sofferenze. La donna non farà altro che rimpiangere la sorte del suo amato.

4. La canzone dell’amore perduto

Stavolta De André ha scelto di parlare della fine di un amore passionale. La musica de La canzone dell’amore perduto si basa su un noto componimento del tedesco Georg Philipp Telemann, l’Adagio del Concerto per tromba e orchestra in re maggiore. Il brano è stato scritto nel 1966 e contiene alcune frasi emblematiche dell’impronta stilistica di Faber, da “l’amore che strappa i capelli è perduto ormai”“ma come fan presto, amore, ad appassir le rose”.

5. Amico fragile

Concludiamo con un autentico inno all’amicizia di Fabrizio De André. Il brano è stato pubblicato nel 1975 e viene ritenuto tra i più amari e personali della carriera del poeta genovese. L’obiettivo era quello di criticare una società superficiale con un brano apparentemente frivolo, anche a causa dello stato di ubriachezza nel quale versava l’artista mentre lo stava scrivendo. Una canzone intensa, straordinaria, che sottolinea il valore immenso dell’amicizia in tutte le sue forme.

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