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Dream Theater,i segreti e la storia di Octavarium

Octavarium è l’ottavo album dei Dream Theaterun gruppo musicale statunitense. Questo è il suo quindicesimo anno, eppure il fascino che contiene, rimane invariato. La critica in generale lo accolse positivamente, anche se non mancarono giudizi negativi come quello di Greg Pratt che non si esulò dal denigrarlo. La novità rispetto alle produzioni precedenti sta nelle tracce leggermente più brevi, cercate e volute dal gruppo spesso che si era trovato più a suo agio con la composizione di tracce più molto più lunghe. L’album risulta sotto un certo punto di vista meno complesso, benché molto pensato e vede una sana collaborazione da parte di tutti i membri.

Il segreto dell’ottava

L’album nasce da una curiosa osservazione fatta dal bassista Mike Portnoy. Octavarium sarebbe stato l’ottavo album in studio del gruppo, ma ne era stato programmato anche un quinto live. Musicalmente parlando questi due numeri sono importantissimi nella concezione dell’ottava che è per l’appunto composta da otto note naturali e da cinque alterate. Perché allora, non basare un nuovo concept album su questa curiosa coincidenza? Ogni canzone ha infatti una tonalità diversa dall’altra e se accostate è facile notare come riescano a costruire un’ottava, così come la si vede in un pianoforte. Per fare in modo poi di non creare spiacevoli stacchi fra un brano e l’altro si è deciso di tentare di “sfumare” fra di loro le composizioni. La struttura di quest’album può dirsi calcolata matematicamente se si considera anche il fatto che l’inizio della prima traccia è la la parte finale dell’ultima, chiudendo così un ciclo perfetto. Ecco perché vale la pena di analizzare anche il contenuto e non solo la struttura.

Il contenuto di Octavarium

E’ un’altra idea di Portnoy ad aprire l’album. La prima canzone è The Roof of all Evil, terza parte di una suite che si pone come un aiuto per coloro i quali stanno affrontando un percorso di riabilitazione a causa dell’alcol. La seconda e la quarta traccia, rispettivamente “The answer lies within” I walk beside you”  sono le più corte ma si tratta di una scelta voluta. Il gruppo voleva delle canzoni passabili alla radio che mantenessero il loro stile. “Panic Attack” dal testo frammentato e molto diretto si propone di spiegare e impersonare come da titolo, un attacco di panico. La sesta traccia, “Never Enough” è di Portnoy, che la dedica ai suoi fan, o quantomeno, a quella fetta di pubblico che non reputa “mai abbastanza” ciò che fanno. Segue Sacrificed Sons, legata alle vicende dell’11 settembre 2001. Infine la title track, “Octavarium”. E’ la più lunga di tutto l’album con i suoi 24 minuti e insieme alla prima permette di introdurre una struttura a cerchio che lega la sua fine all’inizio della prima.

L’orchestra in Octavarium e il retroterra musicale

Finora il gruppo aveva introdotto la componente orchestrica grazie all’aiuto di altri strumenti, come le tastiere. La scelta è questa volta molto coincisa: occorre una vera orchestra. Il gruppo e soprattutto il leader hanno fatto molta pressione sulla scelta dei musicisti. Si richiedevano persone molto ferrate nella lettura musicale, così da diminuire gli errori e far terminare in fretta le registrazioni. Inoltre, soprattutto per la suite finale si sono espressamente rifatti a gruppi come i Genesis e i Pink FloydLa parte iniziale di Octavarium” (traccia) si rifà infatti a “Shine on you Crazy Diamond”. 

 

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