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Doors, la storia di “The End”

I Doors sono stati una delle band più importanti del rock americano. Malgrado la loro carriera sia durata solamente sette anni, più due successivi alla morte del carismatico frontman Jim Morrison, la band ha pubblicato sei album, considerando solo quelli con Morrison alla voce. Questi hanno influenzato massicciamente la musica da lì a venire, con uno stile caratterizzato dall’ampio uso di tastiere, la quasi costante assenza del basso a corde, i testi poetici ed il carattere psichedelico delle atmosfere. Uno dei brani che meglio riassume in se tutte queste caratteristiche è probabilmente la traccia conclusiva dell’album d’esordio della band, uscito nel 1967: “The End”.

La struttura di “The End”

“The End” ha particolari caratteristiche che la caratterizzano: tanto per iniziare la durata, che supera gli undici minuti, quelli necessari per creare l’atmosfera psichedelica di cui sopra che si sviluppa in più sezioni. Queste sono chiaramente scandite dal punto di vista testale che tratta numerosi temi, che passano dalla perdita dell’infanzia alla al mito di Edipo. È la genesi della canzone che potrebbe sorprendere.

La genesi del brano

In origine fu scritta da Jim Morrison in forma poetica per la sua fidanzata, finendo poi per essere utilizzata dalla band come puto di partenza come canzone conclusiva nel corso dei loro set al Whisky-A-Go-Go, il noto locale di Los Angeles. Qui pian piano il brano si sviluppò, aggiungendo di volta in volta parti improvvisate, sia dal punto di vista musicale che poetica, fino a raggiungere la forma che poi è stata impressa su vinile.

Le opinioni dei Doors

Sulla parte iniziale del brano si è espresso Jim Morrison in persona, nel corso di un’intervista rilasciata nel 1969: “È iniziata come una semplice canzone di addio. Probabilmente solo per una ragazza, ma vedo come potrebbe essere un addio a un tipo di infanzia.”. La successiva parte che tratta del bus blu si potrebbe vedere come riferimento al mezzo che veniva usato per trasformare i giovani che venivano coinvolti nella guerra del Vietnam all’epoca in corso. Ray Manzarek, tastierista della band, lo descrive piuttosto come: “La versione di Jim della barca solare egiziana, la barca su cui i faraoni e tutti gli altri cavalcano attraverso l’infinito, attraverso l’eternità , e “l’autobus blu” era, secondo me, un veicolo che ti avrebbe portato in un viaggio in luoghi magici.”.

Il mito di Edipo in “The End”

La parte più eclatante è comunque quella che riprende il mito di Edipo. Questa infatti recita, nelle sue battute conclusive: “Padre? Sì figliolo / voglio ucciderti / Madre, voglio…“. Qui nella versione incisa la band si libera in quella che senza esitazioni si può definito un orgasmo musicale. Questa esplosione corrispondeva dal vivo alla pronuncia delle parole “Fuck you all night long”, cosa che causò l’espulsione della band dal Whisky-A-Go-Go. Anche al momento dell’incisione fu chiesto Morrison di limitare il linguaggio onde evitare di imbattersi sicuramente contro il muro della censura, all’epoca ancora particolarmente attenta.

Doors: l’eredità giunta a noi

Ad oggi “The End” è sicuramente uno dei pezzi più rappresentativi dei Doors e non solo, ma anche infatti della musica psichedelica. È in oltre una chiara dimostrazione di come Jim Morrison non fosse unicamente un cantante o un frontman, per quanto ricoprisse tali ruoli in maniera assolutamente carismatica, ma anche un poeta, in grado di dare forma a testi eclettici e che meritano un’analisi più approfondita.

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