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Gli album più oscuri degli anni ottanta

Catalogare e quantificare tutte le grandi uscite musicali degli anni ottanta è davvero un’impresa impossibile. Se negli settanta abbiamo assistito alla diffusione dei cosiddetti concept album, il decennio successivo è stato invece segnato dalla nascita di MTV e, naturalmente, da artisti che hanno provato a spingere il rock oltre ogni limite. Non è infatti difficile capire perché gli album che stiamo per citarvi abbiano suscitato scalpore in passato. Andiamo quindi a scoprire insieme quali sono gli album più oscuri degli anni ottanta.

Gli album più oscuri degli anni ottanta: Nebraska, Bruce Springsteen

Negli anni in cui metal ed hardcore punk cominciavano a prendere piede, Springsteen pubblica un album dal ritmo lento e dai testi amari, distaccandosi non solo dalla E Street Band, ma anche da tutti i lavori precedenti. Bruce Springsteen propone infatti una visione tutta nuova dell’America, fatta di personaggi tutt’altro che felici e di dylaniana memoria. Secondo il biografo Dave Marsh pare inoltre che Springsteen abbia lavorato a quest’album durante un periodo di depressione.

Some Great Reward, Depeche Mode

Some Great Reward -pubblicato il 24 settembre del 1984- segna un evidente cambio stilistico nei Depeche Mode che si avvicinano, ancor di più, a sonorità cupe. Questo grazie anche all’uso di sintetizzatori e all’incredibile -e sempre più oscura- voce di Dave Gahan.

…And Justice for All, Metallica

Considerato uno dei più grandi successi commerciali della band, ‘…And Justice for All’ è uno degli album più crudi dell’intero catalogo dei Metallica. La band riversa in questo disco tutta la rabbia e il dolore causati dalla morte del bassista Cliff Burton, avvenuta il 27 settembre del 1986. Uno dei brani più iconici è sicuramente One, in cui i Metallica raccontano gli orrori della guerra e di un soldato che ha perso praticamente tutto: i quattro arti e i cinque sensi; l’unica cosa che gli resta è un’anima intrappolata in un corpo.

The Number of the Beast, Iron Maiden

In questa speciale classifica degli album più oscuri degli ottanta non poteva certo mancare ‘The Number of the Beast‘ degli Iron Maiden. Pubblicato nel 1982, The Number of the Beast è il primo album con Bruce Dickinson come sostituto di Paul Di’Anno: rispetto ai lavori precedenti, infatti, si nota una sonorità decisamente più heavy. Poi ovviamente -come suggerisce la stessa copertina- si tratta di uno degli album più macabri e oscuri degli Iron Maiden.

Closer, Joy Division

Secondo ed ultimo album della band inglese, Closer è considerato una pietra miliare del genere gothic rock e della new wave. Le sonorità e i testi sono lugubri, malinconici e decadenti, a maggior ragione se si pensa a quello che è successo appena due mesi dopo la pubblicazione del disco. Stiamo parlando, naturalmente, del suicidio del frontman Ian Curtis avvenuto il 18 maggio del 1980.

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