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5 album rock che hanno “distrutto” una band

Alle volte quando una band è reduce da un grande successo discografico, all’uscita del lavoro successivo può avere uno scivolone per poi riprendersi con il disco ancora successivo. Altre volte invece un errore può rappresentare un brusco stop per il gruppo. In questo articolo andremo a vedere gli album che hanno gettato in vortice discendente i complessi rock rei di aver fatto un lavoro poco gradito al mercato. Questo non è dovuto alla bassa qualità dei brani, ma alle volte ad un cambio di rotta stilistico.

“Mardi Gras” – Creedence Clearwater Revival

I Creedence Clearwater Revival acquisirono successo sul finire degli anni ’60 grazie a brani come “Proud Mary” e “Looking Out My Back Door”. I primi problemi per il gruppo fu quando il chitarrista ritmico Tom Fogerty decise di lasciare la band a causa di dissapori col fratello e cantante della band John.  Senza il fondamentale apposrto artistico e musicale di Tom, il risultato che venne fuori da “Mardi Gras”  non fu dei migliori e la band si sciolse definitivamente nel ’72, anno di uscita del disco.

“Music From The Elder”– Kiss

Nel 1979 i Kiss pubblicarono quello che è uno dei loro brani più conosciuti: “I Was Made For Loving You”. Molti fans all’epoca non gradirono il brano in quanto si avvicinava troppo alla disco per i loro gusti, ma ciò nonostante non smisero di sperare in un ritorno al rock più duro da parte della band. Ciò però non avvenne. Infatti la band si avventurò in un campo ancor più sperimentale con “Music From The Elder”, cercando di mostrare un lato più intellettuale. Molti fan smisero di seguire il gruppo ed anche il chitarrista originale Ace Frehley lasciò per la prima volta il gruppo. Fortunatamente qualche anno dopo i Kiss ripresero vita grazie a “Creatures Of The Night” e ad oggi vantano milioni di fans sparsi in tutto il globo terracqueo.

“Others Voices” – The Doors

A metà degli anni ’60 i Doors fecero il loro ingrasso sul mercato musicale emergendo rapidamente come una delle realtà più interressanti del periodo. Un elemento fondamentale era per certo la parte poetica che il re lucertola Jim Morrison apportava grazie ai suoi testi. Per questo quando il front man morì a Parigi a soli 27 anni i Doors ebbero vita breve. I tre membri restanti cercarono di andare avanti pubblicando il disco “Other Voices” e, malgrado le buone intenzoni, la voce ed il carisma del tastierista Ray Manzarek non riuscirono ad eguagliare quelle di Morrison e, malgrado la band prima di sciogliersi pubblicò un altro album, questo fu senza dubbio l’inizio della fine.

“Nevermind The Bolloks” – Sex Pistols

I Sex Pistols sono da molti riconosciuti come incarnazione del punk, soprattutto quello della prima ora. La loro estetica anarchica ha influenzato molti artisti, ma non è un segreto che li abbia portati ad una fine rocambolesca. Quando completarono il loro disco di esordio “Nevermind The Bolloks” a seguito di numerose complicazione in fase di registrazione a causa delle personalità dei membri della band, tutto andò in malora durante il tour negli Stati Uniti. Questo in particolare a causa dei problemi legati alla dipendenza all’eroina di Sic Vicious.  Tutta questa situazione portò al definitivo scioglimento dei Sex Pistols, con ognuno dei membri impegnato in progetti solisti.

“Be Here Now” – Oasis

A metà anni ’90 molte rock stars avrebbero pagato pur di entrare a far parte degli Oasis, che erano ormai una presenza fissa nelle classifiche. Dopo in tour fantastico, che includeva la storica data di Knebworth, i fratelli Gallagher si misero al lavoro per il prossimo album. Si creò una grande attesa e le aspettative divennero altissime. Malgrado “Be Here Now” non sia un brutto album, ma i fans rimasero delusi a causa dell’aspettativa troppo alta e portò la band a fare una pausa ed a non riemergere fino a fine anni ’90.

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