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I Rage Against the Machine sono tornati: che fine avevano fatto?

Non è un fatto nuovo che la Musica abbia spesso accompagnato altri tipi di espressioni artistiche. Pittura e teatro solo per dirne due, ma verso la fine dell’800 viene scoperto un nuovo campo in cui poter impegnare i compositori. Il rapporto tra musica e politica trova i suoi primi esempi infatti nel Wagnerismo di fine ‘800, quando iniziano ad emergere movimenti politici organizzati come il socialismo e il nazionalismo, fino ad arrivare alla Prima Guerra Mondiale.

Musica e propaganda politica

Negli anni ’20 del ‘900 la musica subisce una vera e propria politicizzazione, iniziando ad essere utilizzata, per non dire sfruttata, a fini propagandistici da movimenti di portata totalitarista come il fascismo, il nazismo e il comunismo. E’ con la Prima Guerra Mondiale che la categoria dei musicisti assimila i concetti di nazionalismo e si impegna nello sforzo propagandistico di imporre la superiorità della propria nazione sulle altre. Fino ad allora l’ideologia politica del musicista era rimasta un fatto privato, mentre ora il compositore sfrutta la propria arte per diffondere il messaggio pubblicamente. Nei primi anni ’20 quindi si crea e rinsalda il rapporto tra musica e movimenti politici estremisti, come il fascismo e il nazismo. Fino ad arrivare al punto che negli anni ’30 le creazioni musicali sono completamente scandite dal rapporto con i totalitarismi.

Indipendenza artistica

Attraverso la Seconda Guerra Mondiale e fino agli anni ’70 si raggiunge il massimo livello di partecipazione politica da parte dei musicisti, sempre più lontani dal modello borghese e capitalistico. Bisognerà attendere gli anni ’80 per vedere i primi segnali di indipendenza artistica nel panorama musicale. Con il venir meno degli ideali utopici e riformatori del passato infatti, i musicisti contemporanei dedicano sempre meno opere alla diffusione di messaggi politici. Questo non vuol dire che ad oggi la musica sia un linguaggio puramente autoreferenziale che suona e parla solamente di sé. Ma ci si rende conto che i compositori e i musicisti in genere se decidono di politicizzarsi lo fanno per diffondere proprie idee e messaggi, indipendentemente dallo sfruttamento di un partito o di un movimento politico. Canzoni per protestare, canzoni per criticare un sistema precostituito, canzoni per urlare al mondo la propria angoscia e il proprio senso di inadeguatezza. In un mondo che non ascolta, le canzoni sono attente e lucide analisi della situazione circostante e veicolano le paure e le speranze di chi le canta.

Musica e critica sociale: Bob Marley e Bob Dylan

Bob Marley, prima ancora che un musicista, viene ascoltato come un attivista politico, fortemente coinvolto nella lotta alla disuguaglianza di genere, alla discriminazione contro le persone di colore e alla violenza. Le sue canzoni e la sua musica veicolano un’ideologia politica ben precisa. Ispirano alla rivolta contro un sistema precostituito bianco-centrico e razzista, come in Get up, stand up. “Get up, stand up: stand up for your rights! / Get up, stand up: don’t give up the fight!”. Sul significato del brano Blowin’in the wind, atto di denuncia che parla dei diritti civili e degli orrori della guerra, Bob Dylan dirà che i peggiori criminali sono quelli che davanti alla violenza voltano la testa dall’altra parte,. Quelli che vedono ciò che è male e lo ignorano. Dirà che le guerre sono state fin troppe e che è venuto il momento di porsi delle domande, senza lasciarle volare via nel vento. “Yes, ‘n’ how many times must the cannonballs fly / Before they’re forever banned? / The answer, my friend, is blowin’ in the wind / The answer is blowin’ in the wind”.

Rage Against the Machine e attivismo

Ci sono stati nella storia e ci sono tutt’ora, modi diversi e cantanti diversi, che tuttavia sono accomunati dal medesimo intento divulgativo. Dalla stessa concezione della musica come veicolo di messaggi e ideologie. Sicuramente la poesia delicata e sussurrata di Bob Dylan ha poco a che vedere con il ritmo reggae di Bob Marley. E sicuramente non ha nulla a che vedere con il rap rock e l’alternative metal dei Rage Against the Machine. Ma allora cosa hanno in comune? Bob Dylan denunciava gli orrori della guerra e Marley la violenza contro la sua gente. Così Zack de La Rocha e la sua band sono famosi per il loro deciso coinvolgimento politico, le loro idee rivoluzionarie e l’attivismo che la loro musica veicola. Negli anni si sono distinti per il loro impegno, orientato decisamente a sinistra, per le loro battaglie in favore delle minoranze etniche, contro il capitalismo e la globalizzazione.

Storia e carriera

Formatisi nel 1991, il gruppo dei Rage Against the Machine si componeva del leader de la Rocha appunto, del bassista Tim Commerford, del chitarrista Tom Morello e del batterista Brad Wilk. Il loro primo album omonimo, Rage Against the Machine esce nel 1992. Negli Stati Uniti viene premiato con tre dischi di platino e il singolo Killing in the name raggiunge un grandissimo successo radiofonico. In seguito alla pubblicazione e alla diffusione internazionale, la band inizia un tour promozionale. Questo gli fornisce l’occasione di diffondere il proprio messaggio attivistico, di protesta contro le disuguaglianze e a favore della giustizia sociale. Una delle esibizioni emblematiche è quella a Filadelfia, nel 1993. I quattro salgono sul palco nudi e vi rimangono per quindici minuti, con le bocche chiuse dal nastro adesivo. Una lettera sul petto andava a comporre la sigla “PMRC”, acronimo per “Parents Music Resource Center”, il comitato genitoriale responsabile della censura negli USA.

Secondo album

Nel 1996 esce il secondo album, Evil Empire contenente la canzone Bulls on Parade che viene eseguita al Saturday Night Live. Durante l’esibizione la band viene fermata perché intenzionata a capovolgere le bandiere americane sugli amplificatori. Fin dagli esordi i pezzi e le performance del RATM si contraddistinguono per una critica lucida e feroce contro il governo americano. Fatto dovuto soprattutto alle origini messicane del frontman. Le manifestazioni di questa opposizione politica sono state molteplici. Nel video promozionale di Testify vengono scherniti sia Al Gore che George W. Bush in concomitanza con le elezioni del 2000. Sleep now in the Fire si scaglia contro lo stile di vita americano, la conquista dei nativi e la schiavitù del 1800. “I am The Niña, The Pinta, The Santa Maria / The noose and the rapist / And the fields overseer / The agents of orange / The priests of Hiroshima / The cost of my desire” canta De la Rocha.

Zack de la Rocha e la carriera solista

Nel 2000, poco dopo la pubblicazione di un album di sole cover, Renegades, e la vittoria alle elezioni di Bush, Zack de la Rocha decide di lasciare la band per intraprendere una carriera solista. Adduce come spiegazione la scomparsa di una comunità di intenti tra i quattro membri che era andata a minare i loro interessi musicali e politici. I restanti componenti decidono di formare una nuova band, ascrivendo tra le loro fila l’ex cantante dei Soundgarden, Chris Cornell, e prendendo il nome di Audioslave. Non sono pochi all’epoca i fan dei Rage Against the Machine che rimangono delusi dalla decisione di Cornell di non sfruttare la propria musica e il nuovo gruppo per veicolare messaggi politici. Cornell decide di non portare avanti l’attivismo che era stata la cifra stilistica di de la Rocha. Ma per loro fortuna, dopo ben sette anni e l’abbandono dell’ex Soundgarden, dovuto a contrasti con i membri della band, i Rage Against the Machine sono tornati a suonare insieme al Coachella Valley Music and Arts Festival.

Il secondo periodo dei RATM

I dissensi politici e le proteste ideologiche ricominciano da quel momento a caratterizzare la carriera e la musica dei RATM. Partecipano a numerosi concerti contro la presidenza di George W. Bush, in favore della giustizia sociale per i lavoratori e contro la guerra. Nel 2008, durante l’assemblea nazionale democratica a Denver, la band si unisce ad una marcia di sei miglia al seguito dei veterani dell’Iraq, che poi verranno accolti e ascoltati dall’entourage della campagna presidenziale di Obama. Al 2009 risale invece la campagna Killing in the name. Lanciata su Facebook nello stesso anno mirava a fermare il fenomeno X-Factor, le cui canzoni per quattro anni consecutivi dal 2005 erano diventate automaticamente Hits nella classifica di singoli UK durante il periodo natalizio. Per questo motivo l’iniziativa, che ben presto raggiunge i 950.000 seguaci e viene appoggiato anche da figure eminenti nel panorama musicale come Dave Grohl, Paul McCartney e i Muse, candida proprio il singolo dei Rage Against the Machine come brano numero uno di Natale e non manca di vincere il primo posto della classifica.

I Prophets of Rage

Nonostante dichiarazioni contrastanti durante le interviste, nelle quali alternatamente i membri della band si trovavano ad annunciare e poi a smentire la possibilità di incidere un nuovo album assieme, fino a poco tempo fa il ritorno in studio dei Rage Against the Machine non sembrava possibile. Tanto più che nel 2016 Morello, Wilk e Commerford avevano fondato un supergruppo, chiamato Prophets of Rage. Commerford, durante un’intervista con Rolling Stone, aveva dichiarato che nonostante ci fosse in ballo il progetto dei Prophets, i Rage non si sono mai effettivamente sciolti, spiegando che: “Facciamo le cose a modo nostro. Durante la nostra carriera, non abbiamo mai fatto quello che gli altri volevano che facessimo. Non abbiamo mai inciso le canzoni che gli altri volevano che incidessimo. Non abbiamo mai giocato secondo le regole con cui gli altri volevano giocassimo”.

L’annuncio delle reunion

Alla fine la tanto agognata reunion è stata annunciata. Tom Morello, Zack de la Rocha, Tim Commerford e Brad Wilk torneranno a suonare insieme dopo nove anni nell’estate del 2020. La band del frontman messicano ha già stilato un programma di cinque date nel continente americano. Nessuna frase, nessuna spiegazione ha accompagnato il post dei Rage Against the Machine – con il quale è stato anche attivato il profilo Instagram della band. In linea con il loro vecchio attivismo politico e sociale, i Rage hanno pubblicato una foto della protesta in Cile, contro il Governo. Le cinque date saranno a El Paso, Las Cruces, Phoenix e due a Indio. I RATM avevano fatto la loro ultima apparizione come band nel 2011 in occasione dell’L.A. Rising Festival.

 

 

 

 

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