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Robert Plant: “com’è stata la mia vita dopo i Led Zeppelin”

Sono passati molti anni da quando Robert Plant non infiamma più le folle al fianco della più feroce band degli anni ’70. Quella con i Led Zeppelin è stata una carriera ricca di soddisfazioni che l’ha consacrato alla storia, ad oggi, però, il cantante si sofferma su come sia andata la sua vita dopo il doloroso addio ai Led Zeppelin. Le strade di Robert Plant e dell’iconica Band britannica, si sono separate in circostanze disastrose. La morte di John Bonham fu la causa scatenante dello scioglimento degli Zeppelin. Recentemente, Plant ha rivelato la sensazione di smarrimento e di rimorso provata quando ha mosso i primi passi dai resti ormai carbonizzati del leggendario dirigibile.

Che i Led Zeppelin siano precipitati a causa della dissolutezza con la quale hanno vissuto la loro incendiaria carriera è, ormai, un dato di fatto. Ciò non toglie, però, che la band che ci abbia regalato classici intramontabili come Whole Lotta Love e la celeberrima Stairway To Heaven abbia calcato prepotentemente il proprio nome sul fervido terreno del Rock. Svariate band, nel corso degli anni, hanno ripercorso le orme di questi giganti della musica, si sono scontrati contro i demoni che gli hanno permesso di mistificare le loro figure all’ennesima potenza e, soprattutto, hanno affrontato lo scoglio insormontabile che la loro musica, fattivamente, rappresenta.

Per quanto i Led Zeppelin siano, infatti, una fonte d’ispirazione chiara per la stragrande maggioranza dei gruppi che annoverano il panorama moderno, ciò che è certo è che nessuno di loro, per quanto a modo suo, unico, potrà riproporre le mitiche gesta ed il lascito, a tratti, esoterico, di cui i Led Zeppelin ci hanno omaggiati. Ad oggi, lo stesso Robert Plant ci viene in aiuto attraverso il suo seguitissimo podcast Digging Deep, nel quale analizza i testi frutto della sua pindarica carriera, passando dai Led Zeppelin, fino ad arrivare al punto più alto dei suoi tripudi solistici.

La genesi della carriera solista di Robert Plant

La carriera di Robert Plant dopo il declino dei Led Zeppelin avrebbe rischiato di non venire mai alla luce. Nel corso di un’intervista per Classic Rock, il leggendario frontman ha fatto luce sui motivi per i quali sia riuscito a portare avanti le sue aspirazioni musicali e cosa, ad oggi, lo ispira a creare nuovi contenuti d’intrattenimento alternativi alla musica. “Nel 1977, mio figlio Karac è stato vittima di una grave infezione allo stomaco. Aveva solo 5 anni quando ci ha lasciati. In quel tempo, io ero coinvolto nel tour americano con i Led Zeppelin. Quando Karac morì mi chiesi se ne valesse ancora la pena, quanto mi fosse costato il successo e a cosa mi stava portando. Ho sempre cercato di essere un padre amorevole, ma l’apporto dei Led Zeppelin nella mia vita era talmente forte da trascinarmi verso il baratro.

Robert Plant continua spiegando in che modo sia riuscito a superare la tragedia, lottando per i suoi ideali: “Fu John Bonham a risollevarmi dal torpore nel quale ero piombato. Avrei voluto mollare tutto, nulla aveva più senso per me. Bonzo mi sostenne nei momenti difficili, fu una figura costante nella mia vita. La sua morte fu uno shock di cui, ancora oggi, porto i segni. Ciò che ci legava andava oltre la musica, la nostra amicizia era indissolubile. Nel 1980 sembrò, quindi, tutto finito, ma Phil Collins mi spronò ad andare avanti”.

Si scoprì, infatti,  che il batterista dei Genesis, all’epoca immerso a pieno nella sua, altrettanto brillante carriera solista, fosse un fan sfegatato dei Led Zeppelin e, in particolare del compianto John Bonham. “All’epoca – spiega Plant – Phil aveva appena firmato con l’Atlantic, quando chiese ai discografici di lasciare che incidessi un album per loro. Decisi di ricominciare per John, non avrebbe mai voluto che smettessi dopo averlo perso”.

Gli obiettivi di “Digging Deep”

Il presente di Robert Plant sembra raggiante. Al giorno d’oggi, il suo podcast è tra i più seguiti in tema. L’artista ha spiegato di aver sentito il bisogno di creare un format del genere per sensibilizzare l’opinione pubblica, con l’obiettivo di aprirne la visione nei confronti degli artisti. “Sono passati quarant’anni, eppure quando leggo alcuni giornali, mi sembra ancora di far parte dei Led Zeppelin. Vivere nel passato non fa bene a nessuno e, nel mondo moderno, noi artisti abbiamo l’inestimabile opportunità di esprimerci al pieno delle nostre capacità.

“Non vedo il motivo per il quale interpretare i miei testi in un podcast debba rendermi una versione peggiore di me stesso. Nel corso degli anni mi è stato chiesto spesso di scrivere un libro per rispondere ad interrogativi del genere. Credo che la mia sfera personale vada tenuta fuori da tutto questo, se la mia famiglia leggesse un libro in cui rivelassi tutto ciò che ho visto e vissuto, mi considererebbe pazzo o, come minimo, una persona poco raccomandabile. Intraprendere un discorso costruttivo analizzando le tematiche affrontate nei miei testi, giudicati il più delle volte criptici, invece, credo sia un ottimo spunto di riflessione sull’argomento”.

 

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