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Quali sono i migliori album metal del 2019?

Questo 2019 ha visto alcuni grandissimi (e molto graditi) ritorni di celebri gruppi nel panorama musicale. Questi ultimi, quantomeno nella scena rock e metal, hanno scritto una nuova pagina assolutamente lodevole e meritevole di una menzione positiva. Quali sono i 5 migliori album metal del 2019? Precisiamo che si tratta di una classifica MOLTO personale e non ci saranno tutti i nomi, ma quelli che A NOI son piaciuti di più. Il primo nome è quasi scontato, i Tool con il loro nuovo Fear Inoculum dopo più di dieci anni che non pubblicavano un album di inediti. Si tratta di un disco molto atteso ma che non ha tradito le aspettative, per nulla.

Infest the Rats’ Nest, dei King Gizzard and the Lizard Wizard

Il cantante e chitarrista dei King Gizzard and the Lizard Wizard Stu Mackenzie si sentiva particolarmente ispirato. Forse questo gruppo non dice moltissimo in Italia, ma si tratta di una delle band più prolifiche degli ultimi anni. Pensate che solo nel 2017, i King Gizzard and the Lizard Wizard pubblicarono ben 5 album. Questo nuovo disco, Infest the Rats’ Nest, presenta tutti i dettami del metal ispirati ai grandi nomi del genere. Il disco ha ottimi giri di basso in quasi tutti i brani e i riff si presentano tutti solidi, pur non sempre facilmente memorizzabili. Parentesi: ci sono due canzoni dedicate alla dea greca e romana Venere, a testimoniare l’interesse del leader verso la mitologia greca.

Planetary Clairvoyance, dei Tomb Mold

La band canadese death metal dei Tomb Mold ha tirato fuori qualcosa di davvero interessante. La stampa li ha soprannominati “gli squartatori di Toronto” e ne hanno tutte le ragioni. La band è diventata più strana e particolare e con i ripetuti riferimenti al mondo alieno sono un chiaro sintomo. In tutto questo, la vena progressive rock e progressive metal del gruppo si fa chiaramente sentire in questo lavoro. I Tomb Mold non guadagneranno nuovi fan con questo lavoro inediti, ma gli appassionati di metal lo apprezzeranno sicuramente per la sperimentazione dei vari pezzi.

Rammstein, dei Rammstein

La voce di Till Lindemann, il frontman dei Rammstein, è chiaramente il segno distintivo di questo disco. La band metal tedesca non poteva che tornare alle origini e viene da chiedersi come una voce metal possa essere potente e attraente al contempo. Ebbene, il Nostro Till ha questa qualità e la band non è da meno. Gli arrangiamenti sono splendidi ma sono soprattutto i testi ad essere perfettamente contemporanei. Molteplici sono i riferimenti alla Germania (e al disgusto del cantante per la sua patria), così come i rimandi alla Guerra Fredda. Non potevano neppure mancare gli elementi sessuali, ulteriore chicca in un disco proprio ben fatto.

We Are Not Your Kind”, degli Slipknot

Corey Taylor è riuscito a confermarsi con la sua storica band, gli Slipknot, in grande stile. Che sia questo il motivo per cui ha lanciato qualche indizio su una possibile pausa dal gruppo? Non si sa, sta di fatto che le melodie molto dark che si uniscono ad una capacità di unire rock/metal e rap non sono cose da tutti. Nonostante ciò, Corey Taylor aveva già descritto il suo album a maggio dicendo che si tratta di un album molto personale. Per lui: “Non esiste cattivo più inquietante di quello che vive in ognuno di noi“. Un altro album azzeccatissimo.

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