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Le canzoni rock con i titoli più strani di sempre

Nel corso della storia della musica sono stati tantissime le canzoni realizzate con una particolarità o con un qualcosa che le definisse in modo specifico rispetto ad altre. Che fosse un riff, un assolo o una qualsiasi altra componente nello specifico, le canzoni che hanno fatto la storia hanno saputo sempre distinguersi rispetto alle altre a causa di un elemento in particolare che merita di essere preso in considerazione. Nell’ambito di questo specifico articolo vogliamo parlarvi delle canzoni con i titoli più strani della storia del rock. Titoli di livello, nonostante la loro particolarità, che hanno reso canzoni celebri e sicuramente iconiche per la loro composizione.

Frank Zappa – “Why Does It Hurt When I Pee?”

La prima tra le canzoni che prendiamo il mia considerazione è quella di Frank Zappa, dal titolo iconico Why Does It Hurt When I Pee? Il brano è tratto da Joe’s Garage, un’opera rock registrata in tre parti dal musicista americano e pubblicata tra il settembre e il novembre del 1979. Originariamente l’album fu concepito attraverso la realizzazione di due dischi separati, un doppio album che sarebbe stato anticipato da un singolo.

Successivamente, invece, l’opera è stata rimasterizzata e ristampata attraverso un triplo album, che fa capo a tre atti distinti della stessa materia. Secondo alcuni critici, l’album – che contiene una delle canzoni dal titolo più strano che sia mai stato evidenziato nella storia del rock – è, allo stesso tempo, uno degli album migliori della discografia di Frank Zappa

Tool – “Hooker With A Penis”

Seconda tra le canzoni rock che hanno il titolo più strano di sempre è Hooker with a penis, canzone realizzata dai Tool e pubblicata il 17 settembre nel 1996. Il brano è stato pensato come settima traccia del secondo album in studio dei Tool, Aenima, e si tratta di una canzone assolutamente atipica nella struttura dell’album, essendo contemporaneamente la più breve e la più pesante dal punto di vista musicale.

Il titolo rappresenta un unicum nella discografia della formazione, che molto spesso si serve di una terminologia più specifica o caratterizzata da simboli, lettere nello specifico e numeri. Il brano è stato accolto come uno dei più positivi della formazione statunitense, nonostante in molti abbiano contestato il fatto che si dissoci completamente dalla struttura pressoché perfetta del secondo album in studio dei Tool.

Pink Floyd – “Several Species Of Small Furry Animals Gathered Together In A Cave And Grooving With A Pict”

La sesta traccia di Ummagumma, album in studio che i Pink Floyd hanno pubblicato nella 1969, è anche quella dal titolo più lungo che sia mai stata realizzata da parte della formazione britannica. Si tratta di un esempio molto particolare di musica sperimentale e concreta, ottenuta da un collage sonoro di versi di animali che sono stati ottenuti manipolando la velocità di riproduzione delle registrazioni effettuate sul nastro della voce di Roger Waters, e unite ad altri rumori come battiti di mani, ticchettii sul microfono e tanto altro ancora. I Pink Floyd, attraverso la loro musica, hanno sempre voluto sperimentare un’idea di realtà artistica che differisce dalla semplice realizzazione strumentale, come dimostreranno successivamente con realizzazione di un album fantasma di nome Household Objects.

The Beatles – “Everybody’s Got Something To Hide Except For Me And My Monkey”

L’ultimo tra i brani presenti all’interno di questa classifica è quello dal titolo più lungo, se consideriamo tutte le canzoni presenti all’interno della discografia dei Beatles. Il brano, scritto da John Lennon e Paul McCartney, è stato pubblicato nel 1968 nell’album The Beatles, convenzionalmente conosciuto come White Album. A proposito del brano, John Lennon ha spiegato che: «…Parla di me e Yoko. Tutti quanti sembravano paranoici a parte noi due che eravamo nell’idillio dell’amore. Tutto ti appare chiaro quando sei innamorato. Tutti sembravano tesi attorno a noi sai, tipo; Cosa ci fa lei qui durante le sessioni? Perché lei sta con lui? Follie di questo tipo erano generate semplicemente dal nostro desiderio di stare sempre insieme…».

 

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