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Quella volta che Keith Moon degli Who collassò davanti al pubblico

Era un giorno di novembre del 1973, giusto qualche anno fa. Gli Who si trovavano a Daly City negli Stati Uniti, più precisamente al Cow Palace di Daly City. Per capirci, ci trovavamo in un sobborgo di San Francisco e la band doveva suonare uno degli album più belli del gruppo ossia Quadrophenia. La scaletta dello show era davvero lunga e non comprendeva solamente 11 canzoni (su 17) presenti sul disco stesso, ma anche i più grandi cavalli di battaglia e le hit della band. Evidentemente però, Pete Townshend e Roger Daltrey, chitarra e voce degli Who, non avevano considerato le condizioni a dir poco disastrose dello storico batterista Keith Moon. Se conoscete vagamente il personaggio, potete immaginare come fosse messo e in che condizioni si trovasse.

Ubriaco
Keith Moon ci era andato pesante con la bottiglia, esagerando come al suo solito, ma stavolta molto peggio delle altre volte. Il Nostro si è sempre disinteressato di apparire come un musicista sobrio e attento alla propria salute e i risultati erano lampanti e sotto gli occhi di tutti. Keith Moon però non aveva solamente bevuto un’intera bottiglia di brandy in pochissimo tempo, ma aveva condito il super alcolico con una dose molto generosa di un tranquillante veterinario, usato soprattutto sui cavalli. Potete immaginare il risultato a dir poco esplosivo di questa miscela. I risultati furono sopiti per circa un’ora, fino a quando Keith iniziò a dare segni di squilibrio fisico e psichico veramente preoccupanti. Cosa successe durante il brano Won’t Get Fooled Again?

Svenimento
Il batterista svenì con le bacchette in mano durante il pezzo Won’t Get Fooled Again. Era passata solamente un’ora di concerto e la band doveva suonare per ancora un po’. I rodare accorsero subito per salvare il salvabile e, all’insaputa di (quasi) tutti, lo portarono sotto la doccia e accesero l’acqua nella speranza di risollevarlo. Decisero di tentarle tutte per farlo rinvenire e cosa fecero? Semplice, diretta e pesante iniezione di cortisone (anche se non sappiamo se ci fosse qualcos’altro oltre al cortisone, come adrenalina o altro). Incredibilmente, funzionò, ma solo temporaneamente e dopo un’altra mezz’ora di silenzio. Quando ritornò sul palco non stava poi così bene e non riusciva a stare a ritmo.

Soluzione d’emergenza
Gli altri membri della band si guardarono straniti e cercarono di correre ai ripari di quel concerto live che non stava proseguendo nel migliore dei modi. Ad un certo punto, Roger Daltrey iniziò a scandire il tempo ritmico con il tamburello per il brano See Me, Feel Me, ma il pubblico chiaramente non fu contento. Così il chitarrista Pete Townshend prese in mano il microfono e chiese al pubblico: “C’è qualcuno di voi che sa suonare la batteria? Cioè, uno bravo…“. Incredibilmente qualcuno rispose positivamente, un giovane ventenne di nome Mike Danese che consigliò agli Who il suo amico Scot Halpin. Questo Halpin suonava la batteria, ma era più di un anno che non la toccava.

Nuovo batterista
Il promoter di quella sera chiamato Bill Graham non era così felice di ciò e si dimostrò un po’ titubante, ma Scot Halpin fu dell’avviso opposto e praticamente subito disse . Questo giovane 19enne era diventato, per una sera, il nuovo batterista degli Who sostituendo il celebre Keith Moon. Ovviamente si scolò un bicchierino di brandy e Pete Townshend lo benedì immediatamente dicendogli che lo avrebbe guidato lui, bastava seguire i suoi cenni. Fece 3 canzoni e non fu neppure male, anzi. Lo stesso Halpin, deceduto nel 2008, affermò che, nonostante la sua disinvoltura, fu veramente difficilissimo e stressante seguire la band con il ritmo.

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