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Fabrizio De Andre, il significato di Maria nella bottega del falegname

Fabrizio De André può essere definito cantautore e uno strumentista poliedrico. Ha abbracciato tanti e diversi interessi, cucendoli direttamente con la sua passione, la musica. Ha letto molto e spesso da quelle letture venivano fuori i suoi lavori. Basti pensare all’album Non al denaro non all’amore né al cielo che riprende l‘Antologia di Spoon River o ancora alcune delle sue canzoni che si ispirano a poesie francesi, come quelle di Brassens. Non dimentica nemmeno poeti come Bob Dylan. In sostanza, possiamo dire che non solo De André era un ottimo scrittore, ma anche un grande lettore, proposta molto più ardua. In questo caso citeremo un altro progetto di un tono completamente diverso. L’album a cui faremo riferimento è La Buona Novella e con esso entreremo nello specifico del significato del brano Maria nella bottega del falegname di De André.

Una nuova, particolare lettura

Come già detto De André era un bravo ed attento lettore. Dalla sua lettura dei Vangeli Apocrifi con particolare riferimento al Protovangelo di Giacomo e del Vangelo dell’Infanzia, nacque l’album la buona novella, grazie anche all’idea di Roberto Dané. Questa sua sua proposta (Ansaldo, 2015):

Avevo urgenza di salvare il cristianesimo dal cattolicesimo. I vangeli apocrifi sono una lettura bellissima con molti punti di contatto con l’ideologia anarchica.”

Le osservazioni che vengono fatte da De André sulla lettura conclusa e su ciò che aveva imparato sono molto dense e precise. Vuole innanzitutto far capire che l’album si presenta come un’allegoria, e taglia fuori tutti quei pareri che avevano definito la sua lettura e il suo lavoro “anacronistico”, visto il valore storico e sociale del 1969.

Perché è stato definito anacronistico?

Il motivo è anche abbastanza semplice: per i molti non aveva senso dedicarsi alla lettura della storia -quindi di qualcosa di già fatto, già conosciuto, quando fuori la gente e soprattutto gli studenti lottavano contro abusi e soprusi. De André però, rispose così (concerto teatro Brancaccio, 1998): “[…]si precisava nel paragone fra le istanze migliori e più sensate della rivolta del ’68 e istanze, da un punto di vista spirituale sicuramente più elevate ma da un punto di vista etico sociale direi molto simili, che un signore 1969 anni prima aveva fatto contro gli abusi del potere, contro i soprusi dell’autorità, in nome di un egalitarismo e di una fratellanza universali. Si chiamava Gesù di Nazaret e secondo me è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi.”

Il contesto in cui si inserisce Maria nella bottega del falegname di De André

Il disco si suddivide in questo modo: una prima parte -il Lato A- in cui si parte dalla nascita di Cristo e la seconda, in cui cronologicamente sono passati 33 anni e siamo dunque arrivati al momento della crocifissione.

Maria è dentro la bottega del falegname e lo vede all’opera. Si chiede perché stia lavorando così e arriva a supporre la costruzione di stampelle per chi aveva combattuto in guerra. La verità, purtroppo, non è questa e lo si evince anche dal ritmo straziante che investe questa parte. Il falegname sta costruendo delle croci, in tutto tre: due più piccole per chi ha rubato e la più grande per chi guerra insegnò a disertare. E’ questo lo scarto e la differenza tra chi ha commesso un peccato e chi insegnò a disertare, una croce più grande. Maria capisce che in quella croce sarà inchiodato suo figlio, così come lo comprenderà tutto il paese.

Il significato di questo brano si può allora riassumere in quello di una cesura, di un cambio totale di tono; una cesura che fa parte soprattutto della vita di Cristo e di quella di Maria, che come sappiamo sarà costretta a veder soffrire il figlio sulla croce.

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